Dopo il Carosello si va tutti a dormire. La regola di una volta era rigida: l’ultima pillola di tv sanciva la fine delle programmazioni e per i più giovani era quello il momento per infilare il pigiama ed abbandonarsi a Morfeo. In Corea, pur adattando il tutto alla vita moderna, si vuole ripristinare la regola con una vera e propria legge dello stato: ai più giovani sia vietato l’accesso ai videogame in orario notturno.
Dove il buon senso non arriva più, lo Stato intende intervenire. Ed è così che, secondo quanto riportato dal Korea Herald, la nuova legge «tenta di bloccare ai minori l’accesso ai videogiochi online dopo la mezzanotte». Si tratta peraltro di un intervento mirato: la dipendenza dai videogiochi sarebbe in crescita e sarebbe ormai avvertita come un vero e proprio problema sociale. La legge promossa dal Ministro per la Cultura, lo Sport ed il Turismo porterebbe avanti anche un ulteriore limite: dopo un certo numero di ore passate sui videogiochi la connessione rallenta e, portandosi al livello di un 56k, inibisce del tutto ogni qualsivoglia esperienza di gaming.
Gli utenti potrebbero avere una scelta a disposizione, decidendo per sé quale finestra della giornata limitare al gioco e quale allo stop. I filtri saranno però applicati momentaneamente soltanto ad una stretta selezione di titoli, i quali complessivamente dovrebbero però comprendere praticamente l’80% del mercato.
Un sondaggio riportato dall’Huffington Post sottolinea come la Corea sia uno dei paesi che più di ogni altro paga dazio per la dipendenza dei minori dai videogame: un sondaggio condotto nelle scuole locali avrebbe evidenziato almeno in un ragazzo su tre (con accento particolare tra la popolazione di sesso maschile) i segni di un qualche disturbo legato a questo tipo di abitudine. L’azione legislativa è entrata in vigore ed a breve i filtri saranno attivati. Perchè il Carosello non c’è più, ma la salutare necessità del sonno è qualcosa che di generazione in generazione non è ancora mutata.
Non è chiaro, però, il modo in cui la norma sarà fatta rispettare e se il filtro agirà sotto forma di parental control, come opzione predefinita che grava sulla connessione nelle famiglie con minori, o se la norma viene portata in esecuzione senza una reale macchina repressiva organizzata per consentire l’effettiva applicazione della regola. Le parole raccolte da Reuters sembrano confermare la prima ipotesi: lo stato fornisce ai genitori gli strumenti utili al controllo e spetta pertanto alle famiglie l’applicazione della regola imposta dall’alto.