Secondo le stime di VideoSurf, il motore di ricerca di video sul Web, ben il 20% dei filmati che si trovano disponibili per lo streaming in Internet sarebbero spam.
L’affermazione deriva da un’attenta osservazione dei video indicizzati da VideoSurf, ovvero circa 25 milioni di essi su un totale di 500 milioni, secondo cui molto spesso i contenuti di un filmato non corrispondono, in parte o del tutto, con quella che è la sua descrizione (i suoi tag), facendo perdere tempo all’utente e fuorviandolo.
Le tecniche per attirare indebitamente l’attenzione dei navigatori sono semplici ma efficaci, si va dall’inserimento di un semplice fotogramma sexy come anteprima del video, utile ad attirare l’attenzione del navigatore e spingerlo a far partire il filmato, al sistema di inserire tra i tag nomi di personaggi dello spettacolo fino all’utilizzo di video contenenti nulla più che un’immagine con qualche indirizzo Internet se non il link stesso.
VideoSurf assicura di fare in modo che tali video “fake” vengano messi in secondo piano, rispetto ai video di reale interesse, tra i risultati forniti dal proprio motore di ricerca. Un'”accortezza” che può essere efficace nel tentativo di scoraggiare gli autori (che solitamente cercano visibilità) dal proporre simili contenuti, ma che tuttavia, non può da sola bastare ad arginare tale fenomeno.
Dopo le email spazzatura insomma, ecco che la nuova frontiera degli “spammatori” è quella del videostreaming, niente di nuovo forse, ma di certo un problema di non poco conto visto la sempre maggiore fetta di internauti che scelgono di utilizzare il PC come forma d’intrattenimento multimediale per lo streaming video.