Nonostante le lunghe lotte e polemiche la legge anti-videogiochi violenti varata nel 2005 dal governatore Arnold Schwarzenegger per lo stato della California non potrà entrare in vigore. Un giudice ne ha respinto il ricorso di ammissibilità, dichiarandola incostituzionale.
Quella tra il governatore Schwarzenegger e il mondo dei videogiochi è una storia che si trascina da un po’ di tempo, una lotta per la moralità e la moralizzazione della videoludica assolutamente in linea con molte simili polemiche che si stanno scatenando in tutto il mondo Italia compresa.
Nello specifico al governatore della California non è mai piaciuto l’atteggiamento che molti videogiochi hanno nei confronti della violenza. Proprio Conan il barbaro tuona contro l’incitamento alla violenza nei minori di cui i videogames sarebbero una delle cause principali. Naturalmente nel calderone è finito il principe delle polemiche sulla deviazione delle menti infantili cioè Grand Theft Auto, il videogame di grande successo della Rockstar nel quale il protagonista è un criminale che deve farsi strada nella mafia adempiendo a diverse missioni che gli vengono assegnate, per farlo ha mano libera, nel senso che può uccidere innocenti come altri criminali, rubare auto ecc. ecc.
Eppure come ha stabilito il tribunale una legge che vieti la vendita di determinati videogiochi ad un pubblico minore sarebbe incostituzionale poichè contro il principio della libertà di espressione. Il giudice ha spiegato come il livello di violenza mostrato nei videogame non sia infatti in alcun modo superiore o diverso da quello mostrato nei telegiornali o nei programmi in onda in televisione.
«Molti studi hanno dimostrato il collegamento tra giocare a videogiochi ultraviolenti e un atteggiamento violento. Abbiamo una responsabilità verso i nostri bambini e la nostra comunità, ed è proteggerli da videogiochi che mettono in scena azioni ultra-violente. Se proteggiamo i nostri figli dal comprare film troppo violenti dovremmo anche proteggerli dal comprare videogiochi troppo violenti» così argomenta Schwarzenegger.
Ad ogni modo in America è comunque in vigore un sistema di rating per il quale tutti i videogiochi sono sottoposti ad un visto che ne determina l’appropriatezza a diverse fasce di età, anche se poi un eventuale divieto ai minori di 18 anni non si traduce in un effettivo divieto di vendita, ma rimane unicamente un’indicazione sulla confezione.