Bisogna tornare a ritroso negli anni ’80, per rilevare dei guadagni simili. L’ascesa del vinile appare ormai irrefrenabile e, se anche un colosso come Sony ha deciso di tornare a produrli dopo averli abbandonati 30 anni fa, è evidente come questo rinato mercato sia tutt’altro che una moda passeggera. Nel frattempo, sembrano avverarsi le previsioni rese note da Deloitte lo scorso gennaio: le vendite di 33 e 45 si stanno avvicinando alla soglia record di 1 miliardo di dollari.
Si è ormai discusso a fondo delle motivazioni che hanno portato al ritorno impotente del vinile: non una semplice moda, magari dettata dalle correnti più hipster fra gli ascoltatori, bensì un desiderio di riappropriarsi della componente fisica dell’ascolto assente nei formati digitali. Il vinile non solo stimola il senso di possesso di un album, ma impone una certa cura della riproduzione, tra il setup del giradischi e la regolazione del braccio, dalla pulizia dei solchi passando per la conservazione dei dischi.
La tendenza, tuttavia, non sembra coinvolgere unicamente audiofili, appassionati o semplicemente ascoltatori nostalgici, pronti a rivivere la loro adolescenza targata anni ’70 e ’80. I maggiori acquirenti sono infatti giovani e giovanissimi, così come confermano diversi rivenditori alle telecamere di KSHB, un’emittente televisiva statunitense. A quanto sembra i Millennials, i quali hanno vissuto solo la parte finale della musica analogica degli anni ’90, risulterebbero particolarmente affascinati da piatti e puntine, per una tecnologia che sembra non voler invecchiare. In particolare, in molti dichiarano di essere rimasti sorpresi dalla qualità sonora, ovviamente in relazione a un impianto finemente regolato e a solchi praticamente intonsi, poiché erroneamente convinti l’analogico non potesse garantire un piacere uditivo paragonabile ai formati digitali.
Così le vendite del 2017 sono ormai prossime a raggiungere il miliardo di dollari, anche se le cifre del dettaglio non saranno ovviamente disponibili prima della fine dell’anno. La richiesta di vinili rimane costante, anche se l’Independent qualche mese fa ha ricordato come nei primi mesi del precedente 2016 si sia assistito a un momentaneo calo del 6%, dovuto a questioni di prezzo. Il costo medio di un disco di nuova stampa è circa 20 dollari, una cifra non considerata pienamente appetibile dai giovanissimi, di conseguenza la prossima sfida dell’industria sarà scovare processi produttivi più economici così da proporre ai fedeli listini più accessibili.