Anche l’homepage di Google può essere violata. Anche l’ultimo fortino è crollato, sebbene sia più un caso simbolico che non un vero e proprio rischio per l’umanità del Web. A cadere, infatti, non è stata l’homepage internazionale né qualche divisione locale importante, ma soltanto l’homepage utilizzata dal popolo maltese. Che l’homepage del gruppo più importante al mondo sia stata violata, però, fa specie ed a maggior ragione quando non trattasi nemmeno della prima volta.
La violazione è stata breve ed indolore. Colui il quale è riuscito ad accedere alla homepage del motore ha esclusivamente aggiunto una piccola stringa di testo, con tanto di link, sulla pagina: i report locali non segnalano altre informazioni al riguardo, ma pare che anche il link fosse innocuo. Ad oggi esistono ancora due modi per vedere il modo in cui l’homepage maltese è stata modificata: tramite lo screenshot originale sottostante, oppure cercando direttamente testimonianza su Google (ove la versione hackerata è conservata in cache).
Il link aggiunto alla pagina è sul testo posticcio “Kull ma trid tkun taf fuq Samuel Borg“, ossia “Tutto quello che dovete sapere su Samuel Borg”. Non è dato a sapersi chi Samuel Borg possa essere e se possa trattarsi di una firma d’autore o meno: la versione in cache non segnala anomalie sul link in questione, rimandando semplicemente ad una pagina interna di Google. Si è trattata dunque semplicemente di una violazione dimostrativa, priva di rischi per l’utenza e priva di conseguenze. Ma simbolica.
Per Google Malta non è propriamente la prima volta visto che, nel lontano 2005, il testo della homepage era già stato modificato per una azione esterna. Ai tempi, però, il tutto venne portato a termine agendo sull’iniziativa di traduzione volontaria che offriva uno strumento in stile Wiki con il quale collaborare alla traduzione di parte dei siti del gruppo di Mountain View. Ai tempi la pagina fu infestata di insulti in lingua maltese, ma nessuno ebbe mai modo di dimostrare di avere la capacità di accedere ai server. L’ultimo caso, sebbene ancora non vi siano spiegazioni ufficiali, sembra essere invece di natura differente sebbene un risvolto etico sembra aver bloccato sul nascere l’attacco senza minimamente intaccare le funzionalità del motore.