Una delle più grandi piattaforme di scambio di Bitcoin al mondo ha bloccato le transazioni. Girano voci incontrollate su uno scenario devastante per le crittovalute: sarebbero stati sottratti migliaia di Bitcoin, per un valore di centinaia di milioni di dollari. Alcuni osservatori pensano che potrebbe uccidere sul nascere ogni pretesa di diffusione e normalizzazione di questo P2P, che intanto ha perso il 20% del suo valore in due giorni e metà del suo valore in 4 settimane.
Potrebbe essere la fine del Bitcoin. Così titola GIGAOM in un suo post, il sito che per primo ha lanciato l’allarme diffondendo un documento riservato secondo il quale la piattaforma non sarebbe in grado di reggere l’urto dei numerosi furti che subisce e che potrebbe presto dichiarare fallimento. Un evento clamoroso nel mondo Bitcoin, che ha appena ricevuto il premio TechCrunch come tecnologia dell’anno, ma che ancora presenta molte ombre sulla sua effettiva stabilità.
La notizia data poche ore fa è già rimbalzata in tutto il globo, eppure mancano conferme precise. In un comunicato, Blockchain ha fortemente criticato l’operato di MtGOx, evidenziando come questo sia «il risultato di alcune deprecabili manovre della società, e non riflette la solidità o il valore di Bitcoin e dell’industria della valuta elettronica».
Cosa dice il documento e che effetti può avere
Il down di MTGOX non è una novità, soltanto una settimana fa era accaduto lo stesso. Questa volta però i blogger americani hanno messo assieme le tessere del puzzle: quando l’eschange è risultato irraggiungibile 24 ore dopo le dimissioni del CEO Mark Karpeles dalla Bitcoin Foundation (il secondo a dimettersi dopo Charlie Shrem), si è indagato e si è capito cos’era successo: la piattaforma si è praticamente dileguata, sono spariti più di 700 mila Bitcoin (il 6% dell’ammontare complessivo della crittomoneta circolante) e si è scoperto che MTGOX ha subìto un cracking, un furto informatico. Insomma, la piattaforma sarebbe insolvente rispetto alle garanzie che dovrebbe dare a chi la utilizza per depositare Bitcoin.
Scoppiato il caso e lanciato dalle agenzie di tutto il mondo, si sono viste immagini simili a quelle della crisi del 2008, con picchetti davanti alla sede della società, come peraltro erano già state viste a Tokio dieci giorni fa, quando si erano comprese le prime falle della piattaforma di trading online. La quale sembra abbia un debito di 174 milioni di dollari a fronte dei 30 o poco più di attività. Il valore del Bitcoin è sceso dell’83,7%, da 828 a 135 dollari, sulla piattaforma, e la media con le altre vede in questo momento la crittomoneta attorno ai 360 euro: la metà del mese scorso.
Perché non è come la moneta e cosa può fare la finanza
Il problema della moneta virtuale, ma anche il suo fascino, sta tutto nell’assenza di un organismo centrale. Esattamente come la carta moneta, è al portatore, quindi se la si perde la si perde per sempre. Ma a differenza di quanto capita con un bonifico, se un cracker ruba i Bitcoin, questi non potranno essere restituiti, dato che sono crittografati.
Una possibile soluzione potrebbe essere quella che si evince dalla notizia che SecondMarket ha deciso di investire in Bitcoin. Per quale ragione? L’obiettivo è quello di ridurre la spaventosa volatilità dei prezzi, utilizzando la logica finanziaria dell’oro – a cui il Bitcoin somiglia moltissimo – servendo gli investitori come società di compensazione. L’ingresso del Bitcoin nella finanza potrebbe essere la soluzione, oppure il tradimento del sistema. Bisognerà attendere per dare un giudizio.