Visual Studio 2010: il futuro della programmazione secondo Microsoft

Visual Studio 2010: il futuro della programmazione secondo Microsoft

L’evento di lancio di Visual Studio 2010 si è concluso ieri. Quattro ore di diretta in streaming hanno salutato l’arrivo del nuovo ambiente di sviluppo targato Redmond. Come anticipato, siamo stati presenti al lancio potendo toccare con mano lo sforzo umano e tecnico profuso da Microsoft per far conoscere agli sviluppatori italiani le novità dell’IDE.

Tutto è andato nel migliore dei modi, complice anche la brillante “conduzione a quattro mani” di Gabriele Castellani, Evangelist Manager di Microsoft Italia e del nostro Andrea Marzilli. Le sessioni si sono susseguite senza interruzioni e hanno permesso di vedere in diretta le funzionalità più interessanti dell’ambiente di sviluppo.

In Visual Studio 2010 l’attenzione di Microsoft, ben sintetizzata da Vittorio Bertocci, è stata diretta a fornire agli sviluppatori che già usano l’IDE la possibilità di abbracciare “senza traumi” le nuove tecnologie introdotte da Redmond. “Ti addormenti come sviluppatore Silverlight e la mattina ti svegli pronto a realizzare applicazioni di Windows Phone” questa una delle frasi di Bertocci che fanno capire come in Visual Studio 2010 siano presenti tutti gli strumenti che consentono agli sviluppatori che utilizzano la piattaforma Microsoft di avere curve di apprendimento molto brevi relativamente alle novità.

Non sarà necessario imparare nuovi linguaggi per sfruttare al meglio il cloud computing di Azure, o per creare applicazioni out-of-the-browser con Silverlight 4, lo sviluppatore MS potrà usare Visual Studio 2010 per stare al passo con i tempi.

Molto interessante anche l’attenzione di Microsoft a un sviluppo “bug free” o che almeno si avvicini all’ambizioso risultato di rendere sempre più facile l’individuazione di errori nel codice delle applicazioni sviluppate. Con il nuovo IDE sarà possibile integrare tool che consentano di aiutare sviluppatori e tester nella individuazione e risoluzione di bug, rendendo i “bachi” facilmente tracciabili e riproducibili.

Che dire: happy coding!

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