È stata per lungo tempo una delle applicazioni più gradite fra gli utenti che, finalmente, hanno avuto la possibilità di riprodurre i più svariati formati audiovisivi anche sui dispositivi iOS. VLC, il celebre videoplayer open source, è stato però rimosso da App Store. Questa volta, tuttavia, non c’entrano le restrittive linee guida di Apple, bensì la protesta dei puristi del software libero.
A quanto emerge, la presenza di VLC su App Store era in aperta violazione con la licenza GPL del software, che impone una distribuzione libera da qualsiasi vincolo. In quest’ottica, il negozio virtuale di Cupertino, noto per la sua chiusura e restrittività, risulta naturalmente in contraddizione con la filosofia del libero scambio.
A richiederne la rimozione è stato Rémi Denis-Courmon, il core developer del noto player multimediale, che ben due mesi fa ha segnalato a Cupertino di intervenire sulla presunta violazione di Applidium, la giovane software house che si è incaricata di portare VLC sui dispositivi iOS.
La licenza GPL impone una serie di vincoli agli sviluppatori per preservare la natura libera e priva di copyright dei materiali su cui è applicata. Nel dettaglio, prevede:
- la libertà di utilizzare il programma per qualsiasi scopo;
- la libertà di analizzare il funzionamento del programma e di adattarlo alle proprie esigenze;
- la libertà di ridistribuire copie del software agli altri;
- la libertà di distribuire copie modificate agli altri;
- l’impossibilità di imporre altre restrizioni rispetto a quelle previste dalla licenza GPL.
Appare immediatamente evidente come App Store, di conseguenza, sia in ampio contrasto con queste norme. Le applicazioni distribuite tramite il negozio virtuale di Cupertino non possono essere né analizzate né modificate e, ovviamente, nemmeno ridistribuite tramite altri canali. Inoltre, Apple impone delle restrizioni proprie sia ai developer che agli utenti che vanno ben oltre ai principi della normativa GPL.
Apple, dopo essersi presa lungo tempo per analizzare la questione, è stata quindi costretta a eliminare VLC dal proprio database. In tutta questa diatriba, come ormai consuetudine, ad uscirne perdente è l’utilizzatore finale, privato di un’ottima alternativa per la riproduzione dei più svariati file. Cupertino non ha particolari interessi, né guadagni, nel mantenere VLC nel proprio store.
La presenza, o assenza, dell’applicazione è per Apple assolutamente indifferente rispetto ai propri scopi. Il mondo open source, ligio ai propri principi, allo stesso tempo non subirebbe chissà quale delegittimazione a concedere l’utilizzo di VLC su iOS, perciò la richiesta di rimozione è sembrata più un capriccio da fanatici che un reale pericolo per la comunità di sviluppo del software libero. In effetti, diverse fonti hanno sottolineato una certa incoerenza nei fautori della licenza GPL, i quali hanno incentivato e raccomandato la distribuzione di VLC tramite Cydia sui dispositivi su cui è stato effettuato il jailbreak. Non sembra corretto, in effetti, appellarsi al principio di legalità per salvaguardare la licenza GPL per poi affidarsi a un canale di distribuzione che, apertamente, fa della violazione di marchi, brevetti e nomi registrati un vanto. Coerenza imporrebbe che, così come lecitamente si richiede la rimozione di VLC perché App Store risulta lesivo dei diritti GPL, non si foraggiasse un mercato che lede i diritti di Apple e di molti altri sviluppatori.