La notizia è quantomeno curiosa, ma gli effetti possono essere quantomeno importanti: Microsoft avrebbe formalmente richiesto di brevettare un sistema informatico tale per cui all’inserimento di un verbo (nella forma infinita di quei famosi “are”, “ere” e “ire” che hanno tormentato le prime analisi grammaticali scolastiche) il sistema è in grado di restituire ogni singola coniugazione del verbo stesso.
Applicazione? Ignota. Microsoft si limita a descrivere il sistema all’ufficio brevetti statunitense per ottenerne il riconoscimento e la paternità riconosciuta. In questi casi le reazioni dubbiose sono però ovvie e congenite in quanto un brevetto legato al linguaggio umano spinge gli estremi di tale istituzione oltre i limiti dell’artefatto e portandolo verso un qualcosa considerato naturale e proprio della società. Ad essere brevettato non è certamente il linguaggio, ma il sistema informatico in grado di divincolarsi nelle regole proprie del linguaggio stesso per suggerire proposte ed alternative all’utente.
Un sistema simile potrebbe trovare interessanti applicazioni tanto in un software quale “Word”, quanto in una applicazione di web semantico, quanto ancora all’interno di un motore di ricerca.