Annunciato circa due mesi fa, il progetto 1000 Comuni di Vodafone era stato lanciato con lo scopo di portare la banda larga nelle zone d’Italia ancora relegate al vecchio 56k. Inizialmente previsto nel 2011, il progetto è stato, in realtà, anticipato. Ad oggi, infatti, già quattro comuni sono partiti con l’iniziativa: Noepoli in Basilicata, Pallare in Liguria, San Pietro Viminario in Veneto e Suni in Sardegna.
Anche se soli con quattro piccoli comuni dislocati in varie regioni d’Italia, Vodafone ha iniziato la copertura che ambisce ad eliminare il digital divide che ancora affligge il nostro Paese, in particolar modo per quanto riguarda le piccole comunità dell’Italia di provincia.
Queste le parole dell’Amministratore Delegato, Paolo Bertoluzzo, a commento dell’avvio dei lavori: «Abbiamo già ricevuto segnalazioni per oltre 1000 Comuni, e per questo abbiamo deciso di partire con anticipo rispetto alla tabella di marcia che prevede la copertura di 1 Comune al giorno, partendo dalle esigenze di cittadini, imprese e istituzioni locali. Copriamo i primi 4 Comuni in 4 diverse Regioni, convinti che oggi, con la diffusione dei più moderni servizi e strumenti di comunicazione internet, nessuno possa restare escluso, neppure nelle zone più remote del Paese».
Un progetto ambizioso, quindi, se si considera che oltre 1800 comuni in Italia non possono ancora collegarsi ad Internet con la banda larga. Una realtà che limita l’accesso e che interessa circa 7 milioni di italiani, ovvero il 12% della popolazione. Per costoro il progetto “1000 Comuni” rappresenta una valida alternativa che, tramite il segnale radio, fornirà la tecnologia adatta per raggiungere le zone più isolate: non un salto verso la banda larga che potrebbe promettere la fibra ma, in assenza di progetti alternativi, quantomeno un concreto palliativo in grado di tarpare le carenze della Rete Telecom Italia.
Vodafone ha messo a disposizione un numero verde (800-713-937) ed il sito 1000Comuni.vodafone.it per essere aggiornati sull’iniziativa o partecipare al progetto richiedendo l’intervento del gruppo presso la propria comunità.