Nel mese di luglio del 2012 spunta il baccello di una buona idea: nasce Vodafone Angel, un servizio telefonico per le donne alla ricerca di un riparo dalle minacce dello stalking. Gennaio 2013, la buona idea diventa un progetto strutturato destinato a crescere: Vodafone la Polizia di Stato hanno siglato un protocollo che allinea gli sforzi di ambo le parti al fine di dar vita ad un servizio di pronto intervento nazionale che fa degli strumenti mobile uno strumento di sicurezza personale.
Il servizio prende ora il nome di “Mobile Angel” ed è stato così descritto dalla Polizia di Stato sul sito ufficiale dell’Arma: «L’intesa prevede la formazione di un tavolo tecnico di coordinamento per l’attuazione e l’estensione del servizio in collaborazione con le Questure delle città coinvolte. Vodafone fornirà la tecnologia e la formazione, mentre la Polizia di Stato coordinerà localmente le Questure per l’estensione del servizio. Il progetto è stato lanciato in via sperimentale a Roma su un campione di 33 donne ad alto rischio di violenza grazie alla collaborazione con la questura di Roma». Le donne seguite dal servizio che si trovassero improvvisamente in pericolo potrebbero avvalersi di un vero e proprio “angelo custode” attivabile da mobile, con un semplice gesto e potendo così vivere la propria vita con maggior tranquillità.
Trattasi di un progetto estremamente ambizioso e di grande impatto su persone ad alto rischio. La vittima potenziale, infatti, viene dotata di un apposito dispositivo cellulare con il quale attivare alla bisogna il servizio di pronto intervento. Non serve alcuna telefonata né alcuna azione che, nei momenti del pericolo o dell’aggressione, siano oggettivamente complessi da realizzare: un pulsante attiva istantaneamente la chiamata di soccorso, il sensore GPS segnala in automatico la posizione della vittima e la registrazione audio parte in automatico e può essere utilizzata in seguito in sede probatoria.
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Il Capo della Polizia, Antonio Manganelli, ha così commentato il protocollo all’atto della firma: «il protocollo di oggi rappresenta un importante tassello di un più ampio progetto finalizzato a contrastare ogni forma di discriminazione che il Dipartimento di pubblica sicurezza persegue da tempo e che intende implementare per garantire ad ogni cittadino, indipendentemente da razza, etnia, religione, sesso o orientamento sessuale il diritto a vivere in modo sicuro libero da condizionamenti». Di fatto l’iniziativa rappresenta una sinergia ad alto potenziale, in grado di portare sul campo una soluzione importante per un problema che altrimenti non troverebbe soluzione. La tecnologia mobile è potenzialmente in tal senso uno strumento di salvaguardia di grande efficacia ed un protocollo comune di intervento è il canovaccio su cui l’intero progetto può essere tessuto d’ora in avanti.