L’antitrust europea ha inviato 5 questionari a 5 tra i maggiori carrier europei. L’obiettivo delle autorità europee è quello di approfondire i rapporti tra i grandi gruppi del settore per verificare che non vi siano comportamenti tali da ridurre la concorrenzialità di un settore tanto strategico.
Coinvolti in quella che formalmente non è ancora una vera e propria inchiesta, vi sarebbero anche due carrier italiani: Vodafone e Telecom Italia. Al loro fianco si annoverano nomi quali France Telecom, Telefonica e Deutsche Telekom.
Secondo quanto trapelato, la Commissione Europea avrebbe iniziato ad approfondire le proprie ricerche in virtù del sospetto per cui le parti avrebbero iniziato una collaborazione deleteria per il mercato poiché avviata al fine di difendere il settore e quindi di creare un vero e proprio polo cooperativo invece che competitivo. I cinque grandi gruppi avrebbero già avuto varie occasioni di incontro, ed è su queste ultime che al momento l’antitrust sta focalizzando le proprie domande.
Ma il tutto è al momento a semplice titolo ufficioso: sebbene la Commissione confermi l’invio dei questionari, al tempo stesso nega che una qualsivoglia inchiesta sia già stata formalmente aperta: semplici indagini preliminari, insomma, finalizzate a comprendere meglio il contesto e capire se sia necessario o meno approfondire ulteriormente.
Secondo quanto spiegato dal New York Times, uno dei primi incontri sarebbe stato organizzato nel 2010 su iniziativa di Stephane Richard (France Telecom): le parti avrebbero discusso della possibilità di aprire un proprio app store e di come si sarebbe potuto costringere nomi quali Apple o Google a co-partecipare alle spese di costruzione delle reti per finanziare la conversione delle infrastrutture verso tecnologie di nuova generazione. Nulla di nuovo, del resto. Così parlava Franco Bernabé nello stesso periodo in occasione di un convegno Asstel sulle telecomunicazioni in Italia:
Quello che sta avvenendo è che, dopo aver eliminato, correttamente, il monopolio delle infrastrutture di trasporto e di accesso, si rischia di creare le condizioni affinché le posizioni dominanti costituitesi al di fuori della filiera tlc possano gradualmente estendersi nei segmenti degli operatori di rete
Stiamo parlando delle posizioni dominanti dei fornitori di soluzioni, servizi e applicazioni digitali, spesso localizzati oltreoceano quali Apple con iTunes e l’application store, Google con l’online advertisement e eBay/Skype con il suo unmanaged voip, Facebook con il social networking.
Ed a questi ultimi la richiesta era quella di partecipare alle spese, altrimenti non si sarebbe potuto pensare ad investimenti ulteriori nel riammodernamento delle reti esistenti:
[…] fanno un utilizzo massiccio delle nostre reti ma non contribuiscono affatto al loro sviluppo.
L’UE ha puntato la lente d’ingrandimento sulla GSM Association, ma al momento non prefigura alcuna ipotesi di illecito: semplicemente si intende capire come le parti stiano collaborando, come stiano costruendo gli standard su cui evolverà il settore e come stiano tessendo trame comuni per consentire al mercato di evolversi secondo le proprie leggi naturali.
Ma l’antitrust ha ricevuto anche immediate critiche da parte di Vittorio Colao, Vodafone Italia, e Stephane Richard, France Telecom: entrambi puntano il dito sull’eccessiva focalizzazione dell’UE sulle regole piuttosto che sugli investimenti, aspetto che rischia di soffocare il mercato invece di stimolarlo in un momento tanto cruciale. Neelie Kroes, responsabile per l’Agenda Europea ed a lungo responsabile antitrust, respinge però ogni addebito: l’UE, semplicemente, sta dalla parte dei consumatori e per questo porta avanti le proprie indagini.
I big nel mirino dell’UE hanno espresso sorpresa per l’improvvisa levata di scudi ricordando di aver agito con trasparenza durante i propri incontri, senza nascondere nulla alle autorità. Ma il discorso sfuma di fronte all’assenza di accuse vere e proprie, cosa che impedisce ad entrambe le parti di fornire risposte puntuali.
Tutto rinviato, insomma: l’UE valuterà le risposte ricevute e deciderà nel merito circa la necessità di proseguire o meno con una inchiesta ufficiale.