Si sa che le conversazioni analogiche non sono mai state robuste in termini di privacy: effettuando una chiamata viene inviato il numero di telefono dal quale (con un po’ di pazienza) si può risalire ad indirizzo, nome e cognome dell’intestatario.
Cosa si può dire invece per le conversazioni digitali che avvengono tramite il protocollo VoIP? Come possiamo essere identificati univocamente effettuando una chiamata con Skype o software simili?
La risposta è … dipende. Sicuramente il protocollo digitale rende più difficile l’intercettazione di dati e dà la possibilità al chiamante di non fornire esplicitamente il proprio numero di telefono al ricevente. Queste però sono solo considerazioni superficiali che non tengono in conto dell’infrastruttura che si sta utilizzando per comunicare tramite VoIP (ossia la rete: domestica, aziendale, pubblica, etc…) e la possibilità di utilizzare software come firewall che sul telefono non sono ovviamente applicabili.
La rete è in effetti la principale responsabile delle informazioni che inviamo all’altro utente. Collegandosi dalla rete domestica, ad esempio, un interlocutore disonesto potrebbe accedere ai nostri dati (IP, e posizione approssimativa se in grado di eseguire un tracing) mentre, se ci colleghiamo da una rete pubblica, da una infrastruttura od altri hot spot wireless, otterrebbe solo il risultato di comprendere che stiamo utilizzando un così detto punto di accesso pubblico per accedere al servizio.
Per quanto riguarda la parte software possiamo intervenire sulla sicurezza dei nostri dati più “comodamente”. Impostando regole manuali possiamo tentare di prevenire i giochetti di tracing anche stando connessi ad una rete domestica, impostando specifici alert e azioni nel momento in cui vengono tentati (ad esempio disconnessione della chiamata in caso di pericolo, allarme visivo e sonoro etc..).
Ripeto che è molto più sicuro utilizzare una rete diversa dalla propria, ma so benissimo che la comodità vince sulla sicurezza per cui… a voi la scelta.