La crisi che ha colpito il gruppo Volvo sembrava non trovare pace: prima, nel 1999, fu la Ford a rilevare la società svedese per oltre sei miliardi di dollari, ma la situazione non migliorò; poi, nel 2009, fu la cinese Geely ad accordarsi con il brand americano acquistando il marchio Volvo per appena un miliardo e ottocentomila dollari. Da allora sono passati circa tre anni e finalmente sembra essere arrivato il punto di svolta.
I nuovi proprietari della casa svedese hanno infatti messo a punto un sistema di produzione innovativo che consente di realizzare vetture ibride plug-in nello stesso impianto in cui vengono realizzate le vetture tradizionali; il tutto è stato realizzato nell’impianto di Torslanda, nei pressi di Goteborg, dove oltre alle Volvo V60, V70, S80, XC70 e XC90 a motore termico verrà prodotta anche la Volvo V60 Plug-In Hybrid.
Essa, rispetto all’equivalente versione tradizionale, necessita di oltre trecento componenti aggiuntive e per poter essere realizzata nello stesso impianto sono stati necessari diversi interventi, tutti finalizzati ad ottimizzare ogni millimetro della catena di produzione; basti pensare infatti che per installare il corpo batterie, questo deve essere ruotato all’interno dell’abitacolo di novanta gradi con un gioco a disposizione di appena venti millimetri.
Tale innovazione porterà con se un importante vantaggio: realizzando la versione ibrida allo stesso modo della versione standard, anche per essa saranno disponibili tutti gli allestimenti e tutti gli optional previsti per il modello di base, così da dare all’acquirente una maggiore possibilità di personalizzazione. Ed è proprio per questo motivo che i tecnici Volvo puntano ad aumentare la produzione passando dalle mille unità previste per il 2013 a ben 4000-6000 unità per il biennio 2014-2015.
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