La lunga e intensa fase di test alla quale sono sottoposti i veicoli a guida autonoma serve a identificare potenziali problematiche legate al funzionamento della tecnologia una volta calata nel contesto reale. A volte le difficoltà possono nascere in modo del tutto sorprendete e inatteso, come accaduto a Volvo, che ha rilevato una criticità durante la sperimentazione della propria self-driving car in Australia.
Gli ingegneri dell’automaker si sono resi conto che il sistema equipaggiato a bordo non è in grado di gestire correttamente l’interazione con i canguri, una specie molto diffusa sul territorio locale. Al contrario di quanto avviene con altri animali, i canguri sono ben noti per il loro spostarsi con grandi balzi. Questo mette in crisi la tecnologia che si occupa di interpretare le immagini acquisite da LiDAR, videocamere e sensori: quando il marsupiale si trova fermo, con le zampe ben piantate al suolo, la sua distanza dall’auto è rilevata correttamente, mentre quando salta viene sovrastimata.
Un problema da risolvere, soprattutto in considerazione del fatto che il primo obiettivo della guida autonoma è proprio quello di garantire una maggiore sicurezza sulle strade. I canguri sono responsabili di numerosi incidenti stradali in Australia e l’aver rilevato una criticità nel sistema durante la fase di test permetterà a Volvo di lavorare su questo aspetto in modo da sciogliere l’inghippo.
L’obiettivo dell’azienda svedese rimane quello di offrire una prima self-driving car pienamente funzionante entro il 2021. Si tratterà di mezzi autonomi di livello 4, ovvero con volante e pedali comunque presenti a bordo, così da offrire al conducente la possibilità di intervenire manualmente in caso di emergenza. Per raggiungere l’obiettivo il gruppo ha già siglato partnership con alcune realtà di terze parti come NVIDIA, che fornirà il proprio know how in fase di progettazione delle componenti hardware e software.