Wael Ghonim, ex-dipendente Google noto in tutto il mondo nei giorni della rivolta de Il Cairo, non sa quale sarà il proprio futuro. La sua leadership carismatica nel movimento di rivolta contro Hosni Mubarak (Ghonim è stato arrestato dalle autorità del paese e cercato nei giorni successivi anche grazie ad un apposito appello lanciato dalla stessa Google) potrebbe infatti diventare estremamente scomoda nel momento in cui la situazione andrà a normalizzarsi e Ghonim dovrà tornare alla vita di tutti i giorni.
In una intervista alla CBC, Ghonim ha voluto dissociare completamente le proprie azioni personali dalla propria vita professionale. Ghonim, insomma, ha voluto scaricare Google da ogni responsabilità, spiegando che l’azienda non ha mai saputo direttamente nulla del suo ruolo durante le proprie uscite nella capitale egiziana. Una dichiarazione pubblica doverosa e probabilmente concordata, quindi, che mette in luce la scomodità dell’odierna posizione di Google nel veder legato il proprio nome a quello del proprio dipendente-eroe.
Azienda e dipendente avrebbero già discusso del futuro ed avrebbero deciso di comune accordo di aprire una parentesi di distacco, lasciando a Ghonim la libertà di proseguire nelle proprie attività senza per questo dover continuare il proprio lavoro rendendo conto all’azienda. Le parti avrebbero del resto potuto vincolarsi a vicenda, pesando in modo eccessivo nelle rispettive libertà.
Google da parte sua ha la necessità di slegare il proprio brand dalla rivolta egiziana. Per una necessità aziendale, anzitutto, dovuta al fatto che una qualsivoglia presa di posizione politica costituirebbe un precedente difficilmente sostenibile per un gruppo che ha la necessità di confermare la propria neutralità sempre e comunque, in ogni luogo ed in ogni situazione. Per una necessità “politica”, inoltre, perché il coinvolgimento degli Stati Uniti nella rivolta, a qualsiasi livello, macchierebbe quella che sarà ascritta alla storia come una rivolta del popolo, voluta dal popolo e vinta dal popolo.
Wael Ghonim, per contro, intende probabilmente continuare il percorso intrapreso senza per questo dover rendere conto del proprio operato. Il suo volto è il simbolo della rivolta, ha fatto il giro del mondo per le lacrime versate in diretta quando ancora Mubarak non dava segni di cedimento e (anche grazie al legame con Google) è divenuto la bandiera dei rivoltanti agli occhi della comunità internazionale.
Oggi le parti separano temporaneamente i propri percorsi, ma lo strappo potrebbe anche essere definitivo: Ghonim si dice onorato di poter un giorno eventualmente tornare in Google «se non mi licenzieranno». Sono queste parole che descrivono realmente una realtà, che aprono pragmaticamente una disponibilità. Ma il futuro, questo futuro, non è in questo momento fondamentale: Wael Ghonim serve oggi sicuramente più a Il Cairo che non a Mountain View.
Update
La risposta Google a Wael Ghonim giunge via Twitter: «siamo estremamente orgogliosi di te e ti daremo il benvenuto quando sarai pronto a tornare».