Il neuroscienziato e ingegnere biomedico brasiliano Miguel Nicolelis (della Duke University) è tra i responsabili del progetto Walk Again, messo in campo negli anni scorsi per sperimentare soluzioni altamente tecnologiche nella cura e nel trattamento dei pazienti affetti da paraplegia, ovvero dalla paralisi della parte inferiore del corpo in seguito ad una lesione del midollo spinale. Del programma si è parlato nel 2014, in occasione dei Mondiali di Calcio: il primo pallone è stato tirato con l’ausilio di un esoscheletro.
L’iniziativa ha portato all’ottenimento di risultati che lo stesso Nicolelis definisce sorprendenti: in alcuni casi si è notato un parziale recupero della capacità motorie e della sensibilità agli arti inferiori. Questo grazie ad una rieducazione dei nervi rimasti intatti in seguito al trauma, attraverso l’impiego di quella che può essere chiamata un’interfaccia tra il cervello e la macchina. Un complesso sistema di sensori posizionati sul capo del paziente capta il comando cerebrale che indica alle game di attivarsi, dopodiché il segnale viene tramutato in input per gli attuatori posizionati all’interno di una speciale tuta che genera il movimento. Ripetendo l’operazione per dei mesi, sono stati notati i primi miglioramenti concreti.
Con nostra grande sorpresa, abbiamo notato che il trattamento di lungo termine con interfacce cervello-macchina porta ad un parziale recupero neurologico.
Nicolelis parla addirittura della capacità di tornare a provare dolore nelle zone interessate, laddove prima qualsiasi tipo di stimolo non provocava alcuna reazione. Miglioramenti sono stati registrati anche per quanto riguarda il controllo della vescica e dell’intestino. Troppo presto per parlare di cura o di terapia miracolosa, ma di certo si tratta di un progetto che offre una speranza a chi è rimasto vittima di incidenti invalidanti.
Ciò che non ci aspettavamo era di osservare che alcuni dei pazienti hanno riacquistato il controllo volontario dei muscoli nelle gambe sotto il livello della lesione e acquisito nuovamente sensibilità sotto il livello del danno al midollo spinale.