Nel 2017, Walmart – gigantesca catena americana della grande distribuzione – ha lanciato un progetto pilota in 50 negozi che prevedeva l’introduzione di alcuni robot in grado di scansionare gli scaffali per controllare la correttezza del prezzo dei prodotti e se questi erano o meno disponibili in magazzino.
A partire da quest’anno l’esperimento verrà esteso ad altri 300 negozi Walmart, rendendo di fatto i robot una presenza sempre più costante e familiare tra i corridoi dei negozi mentre i clienti cercano le offerte a basso costo firmate dal gigante americano della vendita al dettaglio.
Inoltre Walmart – che, ricordiamo, è il più grande rivenditore al mondo – ha annunciato solo pochi mesi fa l’introduzione di un robot per il lavaggio del pavimento in 4700 dei suoi negozi statunitensi. Non solo: in 1700 negozi verranno introdotti robot che scansionano automaticamente le scatole quando queste vengono scaricate dai camion di consegna, in modo che possano essere direttamente ordinate sui nastri trasportatori per il deposito in magazzino.
La tendenza generale che stiamo vedendo – fa sapere il CEO di Walmart, Doug McMillon – è che l’automazione di determinate attività offre ai dipendenti più tempo per svolgere il lavoro che ritengono soddisfacente e per interagire con i nostri clienti
Circa il 90% della popolazione americana vive a soli 10 miglia da un negozio Walmart, il che rende l’idea della portata di questa operazione “robotica”: per il colosso della grande distribuzione, infatti, poter fare affidamento su forza lavoro robot dovrebbe far risparmiare moltissimi soldi. Walmart nel 2018 ha speso qualcosa come 2 miliardi di dollari per un’importante operazione di rimodellamento dei suoi negozi.
Il tema dell’automazione sembra molto caro a Walmart, basti pensare alla collaborazione stretta con Google lo scorso luglio per introdurre un nuova funzione sull’Assistente – chiamata Walmart Voice Order – che permette di fare la spesa semplicemente con la voce.