È tempo di fare sul serio: Waymo, divisione di Alphabet al lavoro sulla guida autonoma, annuncia di aver interrotto l’attività di Firefly. Il nome, forse, ai più non suggerisce nulla, ma si tratta della Google self-driving car introdotta nel 2014. È il prototipo dalle dimensioni compatte e dal profilo simile a quello di un simpatico insetto, impiegato durante la prima fase di test, senza volante né pedali, in grado di ospitare due persone e di muoversi a una velocità massima pari a 40 Km/h.
Il focus viene dunque interamente concentrato sulla tecnologia integrata nella flotta di Chrysler Pacifica (che al momento conta 600 unità), con l’obiettivo di migliorarne ulteriormente l’affidabilità in vista di un debutto ufficiale su larga scala entro i prossimi anni. Una mossa che mette nuovamente nero su bianco l’intenzione, da parte di bigG, di collaborare con gli automaker di terze parti anziché impegnarsi in prima persona nella produzione di un veicolo. L’obiettivo del gruppo californiano è infatti quello di concedere in licenza il sistema ai produttori, che lo potranno equipaggiare sulle vetture da mettere in commercio.
Focalizzandoci sulla produzione di massa di veicoli come il minivan Pacifica saremo in grado di offrire tutto il meglio della tecnologia self-driving a sempre più persone e più rapidamente.
Le piccole Firefly, ormai destinate al pensionamento, sono veicoli autonomi di livello 5, ovvero in grado di gestire qualsiasi aspetto della guida senza richiedere alcun intervento attivo da parte di chi si trova a bordo, anche nelle situazioni di emergenza. Come già detto, infatti, sono del tutto privi di comandi manuali quali volante e pedali.
La concorrenza nel territorio della guida autonoma già oggi non manca e Alphabet ha tutte le intenzioni di essere protagonista di un mercato che sta per esplodere e dalle enormi opportunità di business.