La battaglia legale che vede Waymo e Uber affrontarsi ormai da qualche tempo, per fare chiarezza su quanto accaduto in merito alla sottrazione di informazioni riservate da parte di Anthony Levandowski, sembra potersi avviare verso la sua conclusione. Reuters ha consultato alcuni documenti secondo i quali la divisione di Alphabet al lavoro sulla guida autonoma avrebbe inoltrato alla controparte delle richieste precise per metterci una pietra sopra.
Circa un miliardo di dollari come risarcimento e scuse pubbliche per quanto accaduto. Queste le pretese del team di Mountain View, che punta il dito contro Uber sostenendo che le informazioni trafugate dal proprio ex dipendente siano state poi impiegate per realizzare il sistema LiDAR integrato sulle sue self-driving car. Se la proposta venisse declinata, si andrebbe di fronte a un giudice. La priorità, per Waymo, è però ottenere un’ingiunzione che impedisca al concorrente di continuare a utilizzare una tecnologia derivante da una proprietà intellettuale rubata. È stato inoltre chiesto che venga rivelato il codice sorgente del software che regola il funzionamento della componente incriminata.
Persone informate sui fatti sembrano far capire che Uber non accetterà i termini proposti e che internamente sta conducendo un’indagine approfondita sulla questione, dedicando migliaia di ore al controllo dei propri server, alla ricerca di informazioni riguardanti il caso. A questo scopo sono stati coinvolti anche tre studi legali. Ciò nonostante, l’atteggiamento del colosso del ride sharing potrebbe cambiare rispetto a quanto avvenuto sotto la guida di Travis Kalanick. Il nuovo CEO, Dara Khosrowshahi, potrebbe assumere una condotta differente nei confronti della controparte.
Il processo, che avrebbe dovuto prendere il via questo mese, è stato posticipato, con la prima udienza fissata più avanti come da richiesta di Waymo, che necessita di più tempo per analizzare nuove prove a sostegno della presunta colpevolezza di Uber.