Il principale punto di forza di Waze, la caratteristica che nel 2013 ha convinto Google a finalizzare l’acquisizione del team israeliano, è rappresentato dalla sua natura: il servizio si nutre dei dati e delle informazioni inviati in modo del tutto volontario e autonomo dagli utenti, così da offrire indicazioni stradali sempre puntuali durante la navigazione, segnalando ingorghi, imprevisti o incidenti, al fine di meglio gestire il tragitto.
Proprio questa peculiarità diventerà presto ancora più utile, grazie alla partnership rinnovata e rafforzata con Esri, uno dei maggior produttori di sistemi GIS e applicazioni per la geolocalizzazione. Waze fornirà ad alcuni centri abitati e municipalità statunitensi avvisi in tempo reale sulle condizioni del traffico, attraverso la sua ormai ben nota iniziativa battezzata Connected Citizens Program introdotto lo scorso anno. Sulla base di queste indicazioni, ad esempio, le autorità saranno in grado di prendere tempestivamente decisioni importanti per gestire al meglio la viabilità in caso di imprevisti o anomalie.
Tutte le città che desiderano aderire al programma lo possono fare fin da subito, senza dover sostenere alcuna spesa. Una dinamica di questo tipo può tornare utile anche per raccogliere in tempi brevi un feedback affidabile sulle modifiche apportate alla circolazione, direttamente da coloro che ogni giorni si trovano a dover fare i conti con semafori, sensi unici, code o tempo speso alla ricerca di un parcheggio. Al momento non è dato a sapere se una collaborazione di questo tipo verrà replicata in futuro anche in altri territori.
Il rapporto tra Waze e le autorità non è sempre stato privo di tensioni: una manciata di anni fa si parlò dell’app come di un potenziale pericolo per gli agenti delle forze di polizia, a causa della possibilità offerta agli utenti di segnalare la posizione esatta dei posti di blocco.