Sul palco del Web Marketing Festival 2018 largo spazio al tema Intelligenza Artificiale: sono tanti gli interventi che nelle ore di Festival hanno alimentato il dibattito in materia di tematiche legate all’AI.
Quello di intelligenza artificiale declinato in termini di innovazione digitale, infatti, è un terreno non ancora perfettamente esplorato e del tutto compreso. La difficoltà sta già nel tentativo della definizione stessa di questa disciplina e nel tentativo di sradicarla dal solo contesto del cognitive computing. Nella sua accezione puramente informatica, l’Intelligenza Artificiale potrebbe essere classificata come la disciplina che racchiude le teorie e le tecniche pratiche per lo sviluppo di algoritmi che consentano alle macchine (in particolare ai “calcolatori”) di mostrare attività intelligente, perlomeno in specifici domini e ambiti applicativi.
«Per comprendere la corretta accezione di Intelligenza artificiale bisogna riconoscere che esiste una AI forte e una AI debole», dichiara Alessandro Piva, Osservatorio Digital Innovation – Politecnico di Milano. «La prima si riferisce alla capacità delle macchine di riprodurre attività e svolgere compiti tipici dell’intelligenza umana, identificando sistemi tecnologici in grado di replicare le funzioni cognitive umane. La seconda, invece, presuppone invece che la macchina diventi un sistema in grado di elaborare una propria coscienza sensibile che non si esaurisca nella riproduzione di un codice. Pensiamo ai meccanismi di Deep Learning, ad esempio. I campi applicativi di questa forma di AI che aspira a replicare il sistema di interazioni sono molteplici e ne facciamo esperienza quotidianamente come nel caso dei chatbot o degli assistenti vocali. È evidente che stiamo vivendo una nuova primavera dell’AI».
E proprio sulle nuove modalità di comunicazione che è stata posta l’attenzione di Luisella Giani, Oracle, al Web Marketing Festival:
I chatbot rappresentano circa il 25% degli applicativi AI. Ma perché i Millenials amano i chatbot? Un chatbot garantisce una risposta immediata che di conseguenza diventa gratificazione istantanea. È automatico, always on. I chatbot sono ottimi ascoltatori perché non interrompono, sono neutrali, e soprattutto non pongono alcuna domanda.
È evidente che l’AI è pronta per il next step, ovvero il passaggio da una caratterizzazione come prescrittiva, cioè considerata solamente nell’accezione di risposta automatica e meccanica agli input esterni, a predittiva in quanto le tecnologie AI avranno a disposizione una quantità di informazioni e dati.
Di digital transformation ha parlato anche Monica Orsini, Microsoft:
L’intelligenza artificiale non può più essere guardata da lontano perché è già presente. Nel 2020 una persona media avrà più conversazioni con un dispositivo dotato di AI che con un umano. È in atto un processo di democratizzazione, ma la domanda resta sempre la stessa: le macchine saranno mai in grado di riprodurre il valore dell’interazione umana? Riconoscimento, percezione, cognizione: l’AI si mantiene e sviluppa su questi tre elementi. Parlare di prospettive future significa necessariamente farci i conti.