Le sorti della multimedialità sul web corrono su un filo molto sottile. Se Google punta con decisione alla diffusione di WebM, la MPEG LA sembra voler mettere il bastone tra le ruote al colosso di Mountain View, annunciando una raccolta di brevetti che potrebbero essere fondamentali per tale codec, ma non in possesso di Google.
Il dito dell’ente che si occupa di numerosi aspetti legati ai brevetti nel mondo multimediale è puntato contro VP8, il codec video che insieme al codec audio Vorbis va a comporre il cuore del progetto WebM. Sviluppato da On2 Technologies, VP8 è passato nelle mani di Google agli inizi del 2010, dopo che il gigante di Mountain View ha messo le mani sulla società che ne ha curato in precedenza lo sviluppo. A seguito dell’acquisizione, Google ha rilasciato WebM con licenza open source, al fine di fornire al web uno standard aperto, utilizzabile da chiunque e privo di costi aggiuntivi.
Secondo la MPEG LA, Google potrebbe aver fatto i conti senza l’oste, basando la propria decisione sulla convinzione di possedere tutti i diritti e i brevetti necessari alla pubblicazione del codec con licenza open source. L’associazione che si occupa di raccogliere e distribuire i proventi derivanti dai brevetti relativi a tecnologie legate al mondo multimediale (quale ad esempio il codec H.264) ha dunque invitato chiunque a segnalare tramite un apposito modulo la presenza in WebM di brevetti fondamentali per la struttura dello standard, ma posseduti da terzi.
A seguito di una perizia tecnica sarà possibile conoscere l’effettiva violazione da parte di Google di eventuali brevetti altrui. Nel caso in cui le ipotesi mosse dalla MPEG LA dovessero trovare riscontro nelle analisi condotte da un apposito team di esperti, il futuro di WebM potrebbe prendere una strada tanto inattesa quanto ricca di ostacoli. Possibile che prima della pubblicazione della lista dei brevetti violati il consorzio decida di avviare le dovute trattative con Google per regolare la posizione del codec, che potrebbe così continuare la propria scalata tra gli standard multimediali.
Il gigante delle ricerche ha preferito non rispondere alle accuse, sottolineando solo come questo sia l’ennesimo tentativo da parte della MPEG LA di ostacolare la diffusione di WebM. La situazione per il codec distribuito da Mountain View non sembra essere però florida, con l’esperto di brevetti Florian Mueller che ha chiaramente reso noto di vedere Google sfavorito in tale contenzioso. Sebbene le segnalazioni dovranno avvenire entro il prossimo 18 marzo, i tempi necessari ad una svolta decisiva potrebbero essere molto lunghi.