Aiutare gruppi di persone a raccogliere e gestire moneta. L’obiettivo è chiaro fin dalla homepage, come promessa peculiare di un gruppo che, per sfidare PayPal, ha la necessità di imporre la propria caratteristica principale per differenziare l’offerta e trovare una nicchia forte da cui partire. Questo è WePay: un PayPal collettivo, una iniziativa nuova, un esperimento ancora embrionale. Ma qualcosa da cui PayPal potrebbe aver molto da imparare.
WePay sta per aprire i battenti. Ad oggi trattasi di un esperimento in beta test privato e prima di arrivare al grande pubblico necessita di test approfonditi in grado di validare linearità delle procedure e sicurezza dei sistemi. WePay altro non è se non un sistema di pagamento che, a differenza di PayPal, intende configurarsi come una sorta di conto collettivo tale per cui il rapporto tra la moneta e l’utente non sia una funzione univoca, ma un rapporto molti-molti. Molti utenti possono gestire un solo gruzzolo e, al contempo, un utente soltanto può utilizzare più conti tramite il medesimo account.
L’utilità è evidente. Un utente, ad esempio, potrebbe accedere con un solo login tanto al proprio conto personale, quanto al conto della propria associazione, quanto ancora al conto della propria società. Al tempo stesso una associazione potrebbe attribuire la gestione delle spese sul conto a più responsabili, permettendo così una gestione facilitata senza alcuna moltiplicazione di password (e la proporzionale moltiplicazione di eventuali pericoli per la sicurezza).
Il gruppo prevede trattenute del 3.5% per le donazioni ricevute, mentre i pagamenti effettuati sono tutti gratuiti. WePay è stato fondato nel 2008 da Bill Clerico e Rich Aberman e ad oggi avrebbe raccolto poco più di 1.6 mln di dollari di fondi di start-up da nomi quali Angus Davis (cofondatore TellMe), Paul Buchheit (già in progetti quali Gmail, Google AdSense e FriendFeed), Steve Chen (cofondatore di YouTube) o Max Levchin (gruppo PayPal e CEO Slide).
Il principio alla base di WePay è quello per cui sia possibile creare un conto con un responsabile e più account di spesa. Il responsabile del conto ha anche a disposizione una WePay Prepaid Visa Card. Ogni ulteriore dettaglio è disponibile sul sito ufficiale, ove costi e limitazioni sono ampiamente esplicate all’interno delle FAQ al servizio.
Per PayPal può essere questo uno spunto interessante, o eventualmente un complemento utile da tenere d’occhio, poiché agisce in parallelo e con modalità differenti, completando ed implementando le opportunità nelle mani degli utenti. Non a caso i fondatori hanno spiegato come il servizio ben si presti a “cannibalizzare” l’utenza PayPal che dal proprio strumento di pagamento online cerca la necessaria elasticità per adattarsi alle differenti esigenze che si presentano.