Dalla mezzanotte ora italiana e fino a sabato, cento milioni di brasiliani non potranno più comunicare con Whatsapp. Lo shut down non è colpa di un attacco informatico, ma la decisione di un giudice brasiliano, presa nell’ambito di un conflitto tra la giustizia del paese, le compagnie telefoniche e il colosso californiano. Un fatto clamoroso che in queste ore ha spinto Mark Zuckerbeg a postare un’altra dichiarazione, dal tono quasi politico. La rappresentazione delle forze decisionali nel mondo si sta evolvendo, spinta dalle pressioni dei governi verso i servizi crittografati.
Per quale ragione un giudice chiude Whatsapp per 48 ore in tutto il paese? Per capirlo bisogna fare un passo indietro. Dallo scorso luglio, infatti, Facebook – proprietaria di Whatsapp – e il governo brasiliano non si intendono sulla richiesta di informazioni per il contrasto ai criminali che usano questo servizio end-to-end (la cui crittografia è però tutt’altro che impenetrabile) per comunicare fra di loro. Richiesta che Facebook ha respinto fin qui, venendo anche multata. Ne consegue la rappresaglia del potere giudiziario in base alla legge del Marco Civil – la dichiarazione dei diritti in Internet che ha ispirato il Bill of Right italiano – che può bloccare le aziende che dimostrino di non collaborare con la polizia, ad esempio non rispondendo a una ordinanza.
Il contesto reale, però, è ben altro: in Brasile, complice l’impeachment contro la presidente Dilma Rousseff, si stanno rafforzando molto le opposizioni e l’ex collaboratore della presidente, Eduardo Cunha, uomo legato alle telco nazionali che vorrebbe sostituirla. Non a caso, come spiegato sul Globo, i primi a felicitarsi della chiusura temporanea di Whatsapp sono le società di telecomunicazioni racchiuse nel Sindi, il sindacato nazionale che da sempre accusa gli instant messaging di attività illegale.
Bloqueio do WhatsApp repercute nas redes sociais. https://t.co/ZTjaXAqVce pic.twitter.com/vBR4HzqcWw
— Jornal O Globo (@JornalOGlobo) December 17, 2015
Anche se può sorprendere, il punto di vista delle telco brasiliane è che Whatsapp, Messenger e altre applicazioni hanno comportato la diminuzione dei ricavi delle società di telecomunicazione, che prima contavano sugli introiti degli Sms, dunque questi servizi sono “sbagliati”. Un’ostilità che li coinvolge direttamente, visto che il blocco si applica grazie agli operatori di telefonia mobile e fissa. In questo modo, l’applicazione verrà bloccata in WhatsApp.net e WhatsApp.com, a tutte le connessioni e indirizzi IP associati.
Come sempre, la combinazione tra richiesta governativa di dati sui cittadini e il corporativismo delle lobby che difendono i loro mercati sconvolti dalle novità tecnologiche crea i presupposti per forme incredibili di censura, nascosta generalmente dietro la rassicurante giustificazione della sicurezza pubblica, della lotta al terrorismo e alla criminalità.
La risposta di Zuck
Da questa premessa nasce il post di Mark Zuckerberg, che torna a parlare di temi di politica globale dopo la sua presa di posizione su Donald Trump e in difesa dei musulmani. Il fondatore di Facebook non si perde in molte parole e si definisce “sbalordito” per la decisione di un singolo giudice capace di togliere un servizio a 93 milioni di persone. Poche righe con in calce gli hashtag #ConnectBrazil e #ConnectTheWorld. La versione social degli slogan di un movimento di opinione?
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Stiamo lavorando duramente per invertire questo blocco. Fino ad allora, Facebook Messenger è ancora attivo ed è possibile usarlo per comunicare. Questo è un giorno triste per il Brasile. Fino ad oggi, il Brasile è stato un alleato nella creazione di un Internet aperto. I brasiliani sono sempre stati tra i più appassionati nel condividere la loro voce online. Sono sbalordito che i nostri sforzi per proteggere i dati delle persone si traduca in una decisione così estrema da parte di un solo giudice, che punisce ogni persona in Brasile che usa WhatsApp.
Ci auguriamo che i tribunali brasiliani invertano rapidamente questa rotta. Se sei brasiliano, fai sentire la tua voce e aiuta il governo a riflettere sulla volontà del suo popolo.
La figura carismatica di un leader
Al di là della causa legale brasiliana, dove probabilmente si troverà una soluzione, quel che impressiona è che nel giro di breve tempo siano apparse sul palcoscenico mondiale nuove figure carismatiche che non corrispondono ad alcuna categoria politica tradizionale. Un ragazzo di trent’anni, enormemente ricco e influente, seguito da milioni di persone, scrive di politici repubblicani, giudici brasiliani, terrorismo. Nessuno l’ha votato, ma molti lo seguono e le sue parole possono mobilitare persone, energie, decisioni. Che sia un bene o un male è difficile stabilirlo. Certamente è una riflessione da fare.
Aggiornamento (16:00): Whatsapp salva, blocco convertito in multa
Da San Paolo la notizia attesa da Zuckerberg: gli utenti brasiliani di Whatsapp non subiranno il blocco dell’applicazione per 48 ore. L’applicazione non smetterà di funzionare. La Corte ha revocato la sentenza e ordinato la reintegrazione del programma di messaggistica WhatsApp in Brasile. Gli operatori di telefonia mobile sono stati informati, mentre la Corte ha giustificato questa revoca spiegando che allo stato attuale la soluzione migliore è una multa. Secondo il giudice Xavier de Souza «alla luce dei principi costituzionali, non sembra ragionevole che milioni di utenti siano interessati a causa dell’inerzia della società a fornire informazioni a un tribunale». Eduardo Levy, presidente del Sindi Telebrasil, ha dichiarato alle agenzie che le compagnie telefoniche dovranno immediatamente rispettare quanto stabilito dal giudice e quindi non bloccheranno il servizio di instant messaging.