WhatsApp, che ha una base di 1,5 miliardi di utenti circa, inizierà a mostrare gli annunci pubblicitari nella funzione Stato, a partire dal prossimo anno. Lo riferisce il Wall Street Journal, dettagliando il modo in cui Facebook cercherà di monetizzare il suo servizio di messaggistica istantanea.
Numerosi utenti hanno già notato richieste da Netflix e altre società per consentire loro di essere contattati proprio tramite WhatsApp, e Facebook starebbe progettando di introdurre nuovi tipi di advertising e di «far sapere agli utenti che possono inviare messaggi alle aziende direttamente tramite WhatsApp per qualsiasi domanda di servizio clienti, invece di telefonare», riporta la testata.
La pubblicità su WhatsApp inizierà dunque ad apparire dal prossimo anno, nella funzione Stato che consente agli utenti di pubblicare montaggi di testo, foto e video e di farli visualizzare agli altri per 24 ore, in maniera simile alle Storie di Instagram e Facebook. Dato che sono circa 450 milioni le persone ad utilizzare oggi lo Stato di WhatsApp – rispetto alle circa 400 milioni che usano le Storie di Instagram, che già mostrano annunci pubblicitari – Facebook, società madre del servizio, dovrebbe riuscire a rendere WhatsApp profittevole addebitando alle aziende tra mezzo centesimo e 9 centesimi di dollari, a seconda del Paese, per oggi messaggio pubblicitario inviato a un potenziale cliente.
Sarebbero già circa 100 le aziende ad aver testato l’advertising sullo Stato di WhatsApp, tra cui Singapore Airlines, la società di e-commerce Wish e Uber. I messaggi tra persone e aziende saranno crittografati e illeggibili da WhatsApp, ma le aziende potrebbero potenzialmente archiviare tali messaggi in uno stato decrittografato. Pare che gli utenti saranno comunque in grado di scegliere se ricevere i messaggi dalle aziende oppure no.
Interessante notare come l’arrivo degli annunci pubblicitari sull’app di messaggistica pervenga dopo la dipartita di Jan Koum e Brian Acton, co-fondatori di WhatsApp che hanno deciso di lasciare Facebook negli scorsi mesi, pare per i forti disaccordi che avevano con il management capitanato da Zuckerberg su come monetizzare il popolare servizio gratuito.