WhatsApp, sanzione da 50 mila euro dall'AGCM

WhatsApp Inc ha ricevuto una sanzione di 50 mila euro da parte dell'AGCM per aver volontariamente ignorato l'ordine del provvedimento emesso nel 2017.
WhatsApp, sanzione da 50 mila euro dall'AGCM
WhatsApp Inc ha ricevuto una sanzione di 50 mila euro da parte dell'AGCM per aver volontariamente ignorato l'ordine del provvedimento emesso nel 2017.

WhatsApp è stata sanzionata per 50 mila euro dall’AGCM per non aver pubblicato sul sito italiano e neanche notificato agli utenti via app il provvedimento con il quale è stata accertata la vessatorietà di alcune clausole dei Termini di Utilizzo dell’applicazione WhatsApp Messenger.

È quanto riferisce una nota diramata dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, dove si legge che la multa è dovuta al fatto che WhatsApp, una volta violati gli obblighi normativi nei riguardi dei consumatori italiani, si è consapevolmente rifiutata di attuare quanto ordinato dall’Autorità. La sanzione da 50 mila euro è il massimo a quanto stabilito dalla normativa vigente per tale tipologia di vessazioni. Si legge infatti nello specifico che:

Le clausole, a suo tempo qualificate come vessatorie, riguardano, in particolare: la facoltà di modifiche unilaterali del contratto da parte della società, il diritto di recesso stabilito unicamente a vantaggio del professionista, le esclusioni e le limitazioni di responsabilità a suo favore, le interruzioni ingiustificate del servizio, la scelta del foro competente sulle controversie (ad oggi esclusivamente individuato presso tribunali americani). L’Autorità ha irrogato a WhatsApp Inc. una sanzione di 50.000 euro, pari al massimo edittale attualmente stabilito dalla normativa per l’inottemperanza ai provvedimenti di accertamento della vessatorietà.

Infatti, di per sé provvedimenti di tale genere non prevedono sanzioni amministrative pecuniarie, ma unicamente l’obbligo di pubblicazione, ordine che WhatsApp ha praticamente ignorato. E non mancano le polemiche per l’entità dell’importo che WhatsApp dovrà pagare, considerato ridicolo, come si legge in una nota di Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori:

Siamo alle comiche! Una multa a dir poco ridicola. Il fatto che questa sia la sanzione massima che l’Antitrust può erogare in questi casi, dimostra la bontà di quello che andiamo dicendo da anni, ossia che urge un intervento del legislatore per innalzare l’importo delle multe comminabili dalle Authority, in particolare Antitrust e Autorità delle Comunicazioni. Fino a che non si stabilisce che le multe devono essere almeno superiori all’illecito guadagno ottenuto con pratiche illegittime non andremo da nessuna parte.

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