I recenti attentati terroristici hanno nuovamente portato alla ribalta la presunta “pericolosità” dei servizi di messaggistica, come WhatsApp, che usano la crittografia per impedire la lettura dei messaggi. Nei prossimi giorni è previsto un incontro ad Ottawa tra le intelligence dei paesi che fanno parte dell’alleanza Five Eyes per discutere della necessità di trovare un compromesso tra la privacy dei cittadini e la sicurezza nazionale. Il problema riguarda anche Telegram, per il quale si ipotizza un blocco in Russia.
L’Australia, uno dei paesi dell’alleanza Five Eyes (gli altri sono Stati Uniti, Canada, Regno Unito e Nuova Zelanda), vuole che le software house concedano ai governi l’accesso ai messaggi inviati, in quanto i terroristi pianificano gli attentati senza correre il rischio di essere intercettati. In passato esisteva una stretta collaborazione tra le agenzie di intelligence e gli operatori telefonici, mentre l’arrivo dei servizi di messaggistica ha reso tutto ciò impossibile. Tra l’altro, la crittografia end-to-end impedisce la lettura dei messaggi alle stesse aziende che sviluppano i software.
Trovare un compromesso tra privacy e sicurezza sarà molto difficile. WhatsApp e Telegram vogliono proteggere le conversazioni degli utenti, mentre alcuni governi chiedono di poter accedere ai messaggi, il che equivale ad installare una sorta di backdoor. La FSB, l’agenzia che ha sostituito il KGB in Russia, ha dichiarato che i terroristi usano le chat segrete di Telegram per pianificare gli attentati. Il servizio potrebbe essere bloccato, se la software house non rispetterà le leggi in vigore, una della quali prevede la conservazione dei dati solo su server posizionati in Russia.
Telegram ha chiuso migliaia di canali correlati al terrorismo, ma non può fornire le chiavi cifrate perché nessuno può accedervi. In ogni caso, gli utenti possono usare servizi analoghi. L’unico modo per impedire le conversazioni tra terroristi è bloccare l’intera Internet.