WHDI, ossia Wireless Home Digital Interface. Dietro questa sigla si celano le ambizioni di un consorzio animato da grandi nomi e da un interesse comune: fare in modo che nell’ambito dell’intrattenimento domestico si possano liberare l’organizzazione delle abitazioni, la trasmissione dei contenuti e l’elasticità delle soluzioni. Il consorzio nasce con questo fine ultimo: definire uno standard sul quale lavorare, così che tra le aziende possa esserci sì competizione a livello hardware, ma il tutto senza frenare l’evolversi di un sistema all’interno del quale poter mescolare dispositivi e proposte di più aziende.
WHDI nasce per un motivo economico, quindi, ma anche per rispondere ad una domanda che presto potrebbe farsi importante: fare in modo che i fili non continuino ad essere un vincolo per l’organizzazione dei sistemi elettronici casalinghi (limitando ad esempio la distanza tra device e periferiche) e per la propagazione dei contenuti (il luogo ove è fisicamente allocato un contenuto deve oggi essere relativamente vicino al punto in cui il contenuto stesso verrà fruito). Sul carro sono già saliti nomi quali Amimon (da cui giunge l’idea originaria del protocollo), Hitachi, Motorola, Samsung, Sharp, LG e Sony, ossia gran parte delle grandi marche presenti nei salotti di tutto il mondo.
«WHDI definisce un nuovo standard per la connettività wireless ad alta definizione. Mette a disposizione un collegamento wireless senza compressione che può fornire una trasmissione equivalente a 3Gbps (incluso 1080p non compresso) in un canale a 40MHz nella banda 5GHz». La distanza raggiungibile è di 100 piedi circa (poco più di 30 metri), anche attraverso i muri, con tempi di latenza inferiori al millisecondo. L’idea Amimon deriva dal fatto che la connettività odierna, sempre più capace, ancora non si è dotata di standard che permettano una trasmissione video ad alta definizione con le priorità che questo specifico ambito richiede: «Il risultato è quello di un unico approccio video-modem» nel quale eventuali errori di trasmissione vengono gestiti in modo da renderne invisibile la presenza all’occhio umano, minimizzando così le possibili disfunzioni in grado di degradare l’esperienza visiva del destinatario della trasmissione.
Consorzio WHDI, così sarà il wireless domestico
Il consorzio è in auge ormai da mesi, ma soltanto ora è stata diramata la prima versione ufficiale delle specifiche del protocollo concordato. Trattasi di una mossa, comunque, destinata a maturare i propri risultati soltanto nel giro di qualche anno. Entro 3 anni, ad esempio, potrebbe vedere la luce del successore dell’ultimo 802.11n (già battezzato 802.11ac): una volta a regime, questa nuova definizione porterà nelle case connettività da 1Gbps. A quel punto il protocollo WHDI avrà un campo di applicazione ed un ruolo chiaro a cui sopperire nel mondo della domotica e dell’intrattenimento casalingo: utilizzare l’autostrada della nuova connettività per trasportare videogiochi, film ed ogni altra forma di contenuto in formato video, con tanto di alta definizione.