WikiLeaks torna a far parlare di sé, grazie all’ultima pubblicazione di documenti considerati top secret. L’argomento principale questa volta è la privacy dei cittadini, con una serie di informazioni riguardanti sistemi di intercettazione allestiti dai Governi di tutto il mondo snocciolate in un progetto battezzato dal gruppo di dissidenti del web Spy File.
«L’intercettazione di massa non solo è realtà, ma è diventata anche un’industria segreta in 25 nazioni»: apre così l’annuncio ufficiale della pubblicazione di tali documenti, delineando dunque una situazione paragonabile a quella descritta in alcune pellicole cinematografiche di Hollywood. Questa volta, però, non c’è nessun copione interpretato dai migliori attori sulla piazza, nessun set da allestire, nessuna videocamera a riprendere le scene: secondo WikiLeaks il tutto rappresenterebbe la triste realtà.
I documenti, all’incirca 287 e pubblicati in Italia in esclusiva da L’Espresso, mostrano come a partire dall’11 settembre 2001 il fenomeno delle intercettazioni sia aumentato giorno dopo giorno, con nuovi sistemi di spionaggio creati per monitorare ogni aspetto della vita dei cittadini, dalle telefonate alla propria presenza sul web. Nel tempo si è venuto a creare un vero e proprio mercato nel quale le aziende tecnologicamente più avanzate vendono i propri prodotti “sotto banco” alle nazioni che ne fanno richiesta, permettendo così alle autorità di «intercettare le chiamate senza alcun aiuto da parte dei provider» oppure «tracciare la posizione degli utenti qualora posseggano uno smartphone, anche con quest’ultimo in stand-by».
WikiLeaks punta dunque il dito contro le società che a colpi di nuove invenzioni si sono fatte largo nel settore dello spionaggio, conquistandosi un ruolo di primo piano nelle intercettazioni a livello internazionale: diversi Paesi occidentali avrebbero così ottenuto la possibilità di filtrare ogni singola telefonata effettuata entro i propri confini, di individuare l’esatta posizione di un cittadino nel raggio di 50 metri oppure ancora di accedere liberamente al relativo profilo Facebook per monitorare ogni attività, registrando il tutto in maniera permanente.
Al centro del nuovo ciclone non vi sono soltanto le principali dittature mondiali, ma anche Paesi occidentali nei quali vige da lungo tempo la democrazia. WikiLeaks, d’altronde, non si limita a sparare accuse nel vuoto, ma nei documenti cita chiaramente i nomi sia delle aziende coinvolte in questo traffico di tecnologie per lo spionaggio, sia delle nazioni che hanno acquistato tali strumenti per mettere sotto controllo le comunicazioni dei propri cittadini, allegando al tutto prove apparentemente inconfutabili di tale attività come supporto alla propria tesi.
«Aziende di sorveglianza come SS8 negli Stati Uniti, Hacking team in Italia e Vupen in Francia creano virus che infettano i computer dei cittadini ed i cellulari (inclusi iPhone e smartphone BlackBerry ed Android), accedono ai dispositivi, registrano ogni operazione ed anche la posizione ed i suoni presenti nella stanza ove si trovano». L’elenco di nomi di società e nazioni coinvolte è poi piuttosto lungo, ma sicuramente non quanto gli strascichi di polemiche che la nuova “bomba” lanciata da WikiLeaks provocherà nelle prossime settimane.