Forse è sfuggito ai più, in questi giorni convulsi sul caso Wikileaks e Julian Assange, ma nel lungo elenco di abbandoni e traslochi causati dal Cablegate, c’è un indirizzo che funziona sempre e rimane sempre lì: @wikileaks su Twitter.
Com’è possibile che il cinguettio più famoso del Web superi indenne la caccia al “terrorista mediatico” più ricercato della storia (e anche il più fotogenico, considerata l’ultima copertina del “Time”)? Mentre i 251.287 cablogrammi della diplomazia statunitense mettevano in imbarazzo il mondo della politica, multinazionali, aziende della comunicazione, su Twitter è sempre stato possibile seguire gli aggiornamenti e leggere le accuse di Assange ai suoi detrattori senza alcun problema.
Persino Assange se ne è accorto, visto che utilizza Tweetbackup, un sistema di salvataggio dei dati quotidianamente postati su Twitter. Wikileaks, infatti, segue soltanto questo account, mentre ovviamente ha molti followers (al momento più di 400mila).
Il sistema dimostra come lo stesso Assange sia preoccupato di un eventuale down di Twitter, che però non è ancora avvenuto e non si registra alcun accenno da parte della società californiana. Un episodio talmente strano che persino TechCrunch ne ha scritto, quasi invitando i gestori del servizio e del microblogging su cui è ospitato a farsi sentire:
Nessuno di loro ha provato a rintracciare Julian Assange, nonostante siano tra le pochissime persone al mondo che hanno il potere di farlo. Un’indifferenza, o resistenza, stupefacente.
In realtà, qualcuno sospetta che anche Twitter stia cambiando atteggiamento nei confronti di Wikileaks, tanto che ci potrebbero essere già dei casi di censura come segnalato da un recente tweet che segnala un problema sull’hashtag #Wikileaks.