Il volto di Julian Assange e il simbolo di Wikileaks stampati e riprodotti su t-shirt e altri oggetti regalo. La grande impresa dell’informazione piratesca e libera ha dovuto arrendersi alle logiche commerciali. Anche se le ragioni sono le accuse che hanno coinvolto il fondatore, non mancano le polemiche.
Sotto lo slogan “Keep us strong!” (rendeteci forti), campeggiano magliette che sembrano destinate a segnare i nostri tempi: nel ’68 era il volto di Che Guevara nella celebre foto di Korda, oggi è quello di Assange, ex pirata informatico, creatore di Wikileaks, ad essere riprodotto in quello stile, con il suo motto preferito:
“Courage is contagious.”
Wikileaks spreadshirt offre decine di prodotti diversi, tutti realizzati per raccogliere fondi e promuovere la logica e le azioni del sito protagonista dei War Logs, del Cablegate, cioè delle più colossali fughe di notizie top secret della storia moderna della diplomazia e della politica.
Assange è stato molto chiaro sulla natura di queste iniziative, compresa quella della sua prossima autobiografia:
“Io non voglio scrivere questo libro, ma devo. Ho già speso 200mila sterline per spese legali e ho bisogno di difendermi e di tenere a galla WikiLeaks.”
Un problema che sembra destinato a peggiore i rapporti coi suoi ex collaboratori, alcuni finiti in OpenLeaks, che accusano Assange di confondere il proprio destino con quello di Wikileaks e di non essere trasparente nella gestione finanziaria.
Le magliette non aiuteranno.