Ora è ufficiale: Wikileaks è tra i possibili candidati al Premio Nobel per la Pace. Sono ben 241 i nomi emersi da 53 organizzazioni, numero record di questo riconoscimento.
Tra gli altri candidati l’ex cancelliere tedesco Helmut Kohl, il dissidente cubano Oswaldo Paya Sardinas, Svetlana Gannushkina e il suo gruppo di attivisti russi per i diritti umani “Memorial” (già candidata l’anno scorso), l’avvocatessa afgana Sima Samar. E, a questo punto, anche il fondatore, contestatissimo, di Wikileaks, Julian Assange, agli arresti a Londra, intento a difendersi dall’accusa di violenza carnale e dalla richiesta di estradizione in Svezia. Ironia della sorte, il paese che organizza e ospita il Nobel.
Di certo non mancano le polemiche, i dibattiti attorno a questo premio, negli ultimi anni molto accesi dopo un periodo di stanca nel quale il riconoscimento veniva dato ad ecologisti, economisti. Geir Lundestad, membro della giuria, ha dichiarato alla Reuters:
“Guardando al lungo termine, possiamo dire che l’interesse per il premio è forte e cresce insieme al numero di candidati.”
Sembra che i parlamenti USA e norvegese siano stati i più attivi nel produrre nomination, il che fa supporre una scarsa possibilità per Assange. In ogni caso, la giuria in questi anni ha dimostrato di saper fare scelte coraggiose, come il Nobel al presidente Barack Obama poco dopo essere stato eletto, o il premio l’anno scorso al dissidente cinese Liu Xiaobo.
Secondo molti commentatori della blogosfera le rivoluzioni nei paesi arabi del mediterraneo potrebbero orientare il premio verso i social network come Facebook e Twitter, rivelatisi fondamentali per i movimenti di liberazione da governi dittatoriali.
Queste 241 candidature saranno prese in considerazione dal Comitato del Nobel, che selezionerà una rosa di candidati. Il Nobel, del valore di 10 milioni di corone svedesi (1,58 milioni dollari) viene assegnato da un comitato di cinque persone scelte dal presidente del Parlamento norvegese. I premi saranno presentati il 10 dicembre a Stoccolma.