I nuovi documenti propri dell’ultima distribuzione Wikileaks contengono scottanti verità anche in riferimento ad un fatto successo sul Web e che ha scatenato frizioni politiche di alto livello fin dall’inizio dell’anno. Nella documentazione, infatti, è presente una nota che va a confermare quanto peraltro era già in buona sostanza trapelato: dietro l’attacco cracker denunciato nel mese di gennaio nei confronti di molte aziende USA attive in Cina v’è la Cina stessa.
I sospetti furono forti fin dall’inizio ed a puntare per primo il dito fu Google, uno tra i gruppi più duramente colpiti. Un attacco mirato e di alto livello, un accesso ai server che, partendo da Gmail, metteva in pericolo la segretezza della complessità dei dati personali archiviati in Cina dal gruppo. Tanto che, fin da subito, la presenza Google in Cina venne messa in discussione scatenando frizioni destinate ad esplodere nei mesi a venire con la rottura completa dei rapporti e l’abbandono di Google.cn.
Mancava la pistola fumante, ma l’intero impianto era chiaro: lo sfruttamento di una vulnerabilità aveva consentito all’esercito informatico messo in piedi dalle istituzioni cinesi di accedere ai server di decine di aziende occidentali attive sul territorio. L’attacco a Google sembrava avere una matrice oltremodo chiara: carpire l’identità online dei dissidenti cinesi per giungere ai loro dati personali ed alle loro attività tramite i servizi di posta del gruppo di Mountain View. A seguito di una violazione di tale magnitudo, però, Google non poté tacere e mise in chiaro quanto accaduto spiegando come non si trattasse di un caso isolato, ma di una offensiva senza precedenti.
La Cina negò tutto fin dall’inizio: «Le accuse per cui il governo cinese avrebbe partecipato a qualsivoglia cyberattacco, sia in modo esplicito che in modo non esplicito, sono senza fondamento e mirano a denigrare la Cina. Ci opponiamo con forza a ciò». Ma a quel punto Hillary Clinton era già sul piede di guerra e preannunciata indagini approfondite sulla questione. Con il passare dei mesi la prima ipotesi trovava conferme ed anche alcune grandi università cinesi risultavano coinvolte nell’attacco.
La documentazione pubblicata in queste ore da Wikileaks non fa altro che confermare quanto trapelato. Ma è una dimostrazione di fondamentale importanza perchè trasforma un rumor in una verità di stato, da ipotesi a fatto diplomatico: un contatto cinese ha confermato all’ambasciata USA a Beijing che il Politburo cinese ha attivamente orchestrato la campagna d’attacco contro le aziende USA e che quindi dietro l’affair Google ci siano direttamente i vertici delle istituzioni del paese.
Difficile capire quanto la pubblicazione su Wikileaks possa cambiare la situazione ed i rapporti tra le parti: difficile capire se le diplomazie interromperanno i dialoghi o se Google vivrà nuove ed ulteriori difficoltà oltre la Grande Muraglia. Del resto le parti conoscevano i fatti da tempo e quel che cambia da oggi è soltanto la pubblica coscienza di ciò che è accaduto. Ma anche in questa direzione trattasi soltanto di conferme relative ad una verità data ormai per assodata da tempo: dietro gli attacchi informatici c’è la versione post-moderna della guerra fredda in atto tra oriente ed occidente.