Wikileaks passa all’attacco, citando in giudizio Visa e MasterCard. La celebre organizzazione, che nei mesi scorsi ha rivelato al mondo intero i segreti diplomatici di diverse nazioni, ha dovuto subire il blocco finanziario che, di fatto, ha impedito ai fondi ed alle donazioni di arrivare a destinazione per supportare l’attività del gruppo.
Ora però Wikileaks intende rivendicare i propri diritti. Diverse società hanno bloccato l’arrivo di donazioni, chiedendosi con preoccupazione se Wikileaks stesse agendo secondo la legge. Oltre a Visa e Mastercard, anche PayPal ed Amazon hanno preso decisioni simili, anche se non sono state citate nel comunicato di Wikileaks. Mentre Julian Assange è attualmente agli arresti domiciliari, Wikileaks intende presentare la denuncia alla Commissione Europea, dichiarando inoltre che a questa seguiranno ulteriori azioni in altre giurisdizioni.
Gli avvocati di Wikileaks, infatti, sostengono che il blocco di Visa e Mastercard rappresenti una grave violazione della concorrenza sul mercato dell’UE. Dato che sia Visa che Mastercard non hanno voluto negoziare un accordo, si è arrivati alla denuncia e sarà un giudice a dover stabilire la ragione ed il torto.
Wikileaks, quindi, decide di reagire per poter continuare liberamente l’opera di diffusione di documenti segreti in tutto il mondo con la speranza di poter continuare a raccogliere i fondi necessari di necessita. Rimane tuttavia il danno per il blocco dei fondi nel momento stesso in cui il Cablegate rendeva Assange una celebrità e Wikileaks il vessillo della verità: chiusa la parentesi il caso si è sgonfiato e le vicende odierne sono più che altro lo strascico di una questione che per molti versi appare in buona parte chiusa.