A fine 2010 WikiLeaks ha scosso il mondo pubblicando migliaia di documenti segreti, condividendoli liberamente in Rete e rendendoli accessibili a chiunque. Il Dipartimento di Giustizia statunitense ha immediatamente avviato le indagini finalizzate ad individuare responsabili e responsabilità dell’azione, chiedendo una serie di dati personali (email, IP, orari di login ecc.) anche a Google. Il gruppo di Mountain View, su ordine preciso del tribunale, ha fornito le informazioni richieste.
Nei giorni scorsi il team guidato da Julian Assange ha puntato il dico contro il motore di ricerca, non per aver soddisfatto le richieste del giudice federale, ma per non averne dato notizia ai diretti interessati. Un silenzio imposto dall’ordinanza, quello di bigG, sul quale WikiLeaks desidera comunque maggiori spiegazioni. La replica di Google arriva tramite la dichiarazione di Albert Gidari della Perkins Coie, riportata sulle pagine del Washington Post.
Dal gennaio 2011 ad oggi, Google ha continuato a combattere l’obbligo di restare in silenzio su ogni procedimento legale relativo a WikiLeaks.
In altre parole, fin dal periodo immediatamente successivo alla ricezione del mandato di perquisizione, il motore di ricerca ha fatto tutto il possibile per comunicare ai tre membri dello staff di WikiLeaks quanto stava accadendo, dovendosi però arrendere di fronte al rifiuto da parte del giudice. Il legale ha inoltre spiegato che, al contrario di quanto avvenuto in passato con Twitter (che ha rivelato ai diretti interessati di aver fornito dati personali al Dipartimento di Giustizia), a Google è stato negato il diritto di comunicare l’informazione per non scatenare un’ondata di protesta simile a quella verificatasi in precedenza proprio con il social network da 140 caratteri.
La quasi totalità dei quesiti posti da WikiLeaks ha dunque ricevuto una risposta: Google non ha notificato ai soggetti coinvolti nell’indagine dettagli sul procedimento poiché imposto dal giudice. Inoltre, il gruppo di Mountain View ha fatto tutto il possibile per essere sollevato dall’obbligo di segretezza, ottenendo però fino al dicembre scorso un rifiuto da parte dell’autorità giudiziaria.