Wikileaks sta per tornare. Un cinguettio su Twitter ha preannunciato un nuovo terremoto politico sulla scia delle rivelazioni che il sito ha promesso per i nuovi documenti in pubblicazione:
«La prossima pubblicazione sarà 7 volte più ampia rispetto a quella relativa alla guerra in Iraq»: il che significa, dopo i 400 mila documenti pubblicati nel mese di ottobre, qualcosa come 280 mila documenti di prossimo upload. La promessa è altisonante e per gli USA l’allerta scatta nuovamente immediata, anche perchè un tweet ulteriore pubblicato pochi minuti dopo alza ulteriormente l’asticella della sfida: «Nei prossimi mesi vedremo un mondo nuovo, ove la storia globale verrà ridefinita». In entrambi i casi il link punta alla pagina di Wikileaks nella quale il progetto chiede finanziamenti per sostenere l’attività e le pubblicazioni, nonché il principio di libertà a cui Julian Assange, responsabile primo del progetto Wikileaks, spiega di far riferimento.
Ma le critiche sul progetto non sono mancate. Nel recente passato, ad esempio, per lo stesso Assange è tornata ferocemente alla ribalta la vicenda relativa ad una presunta violenza sessuale che lo vede sotto accusa in Svezia con tanto di mandato di cattura internazionale. Il progetto in sé ha invece attirato le critiche di quanti vedono nel sito una sorta di spionaggio di massa nascosto dietro la falsa maschera di un falso “wiki”, qualcosa di cui Assange dovrebbe rispondere di fronte all’intera Rete.
Ciò nonostante Wikileaks è un fenomeno internazionale sempre più apprezzato perchè riesce comunque ad incarnare una rivoluzione pacifica basata sui principi della trasparenza. Una rivoluzione che, tra poche ore, è destinata nuovamente a deflagrare sulla Rete prima e sul resto dei media di informazione poi.