Nei giorni scorsi lo scambio di accuse per individuare gli eventuali colpevoli aveva acceso la vicenda della pubblicazione della password per l’accesso ad uno dei database di WikiLeaks ove sarebbero archiviati oltre 2 GB di informazioni riservate. Ma l’incendio è divampato solo nella serata di ieri, quando sono stati pubblicati in Rete oltre 250 mila cablogrammi diplomatici statunitensi, privi di ogni misura di protezione.
Tali cablo sembrerebbero esser finiti online per volontà esplicita di Julian Assange, il volto più noto di WikiLeaks, colui che ha dato il “La” a numerosi scandali grazie alla pubblicazione di numerosi documenti nascosti. Questa volta, dunque, non vi sarebbe stata nessuna incomprensione tra le parti in gioco, nessuna “negligenza”: il tutto sarebbe il frutto di una decisione presa dallo stesso Assange, il cui obiettivo sarebbe quello di offrire al proprio pubblico trasparenza totale a 360 gradi.
I cablogrammi finiti in Rete, poi, risultano esser privi di alcuna revisione da parte dei membri di WikiLeaks: ogni informazione pubblicata è dunque accompagnata da nome e cognome dell’informatore dal quale è giunta ciascuna notizia, rimasti finora anonimi per chiari motivi di sicurezza. Ed è proprio tale sicurezza che la nuova mossa di WikiLeaks potrebbe aver irrimediabilmente leso, mettendo in serio pericolo coloro che hanno permesso ad Assange e soci di archiviare nel tempo l’enorme database di informazioni riservate che hanno permesso al gruppo di salire alla ribalta della cronaca.
La notizia giunge dal quotidiano Guardian, già implicato nelle diatribe dei giorni scorsi: il celebre giornale inglese, in collaborazione con New York Times, El Pais, Der Spiegel e Le Monde, ha condannato aspramente la nuova mossa firmata da Julian Assange, evidenziando come essa possa essere altamente pericolosa per tutte le parti in gioco. Le cinque testate editoriali, da lungo tempo al fianco di WikiLeaks, hanno da sempre agito cercando di rispettare gli accordi sottoscritti per tutelare l’assoluta riservatezza degli informatori, portando online esclusivamente le informazioni contenute nei cablo.
In nome di una presunta volontà di mettere i propri lettori al corrente di ogni informazione, dunque, WikiLeaks potrebbe aver compiuto uno dei più clamorosi errori della propria storia, mettendo a repentaglio la sicurezza (anche e soprattutto a livello fisico) degli informatori la cui firma compare in calce ai documenti disponibili nel web. Da più parti continuano a piovere condanne nei confronti di tale decisione, la quale potrebbe trasformarsi in un vero e proprio boomerang per l’intero progetto: da mossa atta a ristabilire la credibilità di WikiLeaks, infatti, il tutto potrebbe sancirne la definitiva fine.