Julian Assange e il suo Wikileaks stanno per fare un altro colpo sensazionale. Il settimanale americano Newsweek ha rivelato la fonte di un’indiscrezione: un’associazione giornalistica no-profit, il The Bureau of Investigative Journalism, sta collaborando con il sito di crowdjournalism per gestire nuovi dossier militari segreti, stavolta sull’Iraq.
Dopo il clamore suscitato dai reportage simultanei sul conflitto in Afghanistan, potremmo dunque essere alla soglia di un secondo capitolo del dibattito infuocato che ha visto l’ex hacker australiano accusato di irresponsabilità niente meno che dal Pentagono e dalla Casa Bianca.
Sembra però che Wikileaks abbia tenuto conto delle critiche e anche delle possibili conseguenze etiche derivanti dalla propria assoluta trasparenza, senza però rinunciare a svelare in questi dossier le azioni militari che hanno portato alla cattura e uccisione di Saddam Hussein.
Da qualche settimana circolano voci sulle dimensioni di questi dossier: addirittura tre volte superiori a quelli dell’Afghanistan (composti da più di 90mila pagine). E già si parla di rivelazioni sconcertanti su bagni di sangue, errori militari, gravi violazioni dei diritti umani.
Assange dunque non molla, anche se la recente inchiesta svedese che l’accusa di stupro lo ha convinto a uscire dalle luci dei riflettori. Tuttavia, se dovesse andarsene per il bene dell’organizzazione (come è stato prospettato) Wikileaks continuerà a esistere.
Le testate giornalistiche e l’opinione pubblica avranno ancora a che fare con questa nuova forma di inchiesta globale crowdfunded.