Il governo cinese ha bloccato Wikipedia in modalità differenti nel corso degli anni, ma come mostra un recente rapporto dell’Open Obervatory of Network Interference la Cina ha iniziato a bloccare l’enciclopedia online per definizione in tutte le lingue, e non solo nell’idioma cinese come già accaduto nel 2015.
La Wikimedia Foundation ha dichiarato all’AFP di non aver ricevuto notifiche relativamente a questo recente blocco. Al momento, però, non è chiaro il motivo per il quale la Cina abbia deciso di oscurare anche le altre versione linguistiche di Wikipedia. Tuttavia, – e probabilmente non è un caso (ma non si hanno al momento certezze) – la decisione arriva solo poche settimane prima del trentesimo anniversario delle proteste di piazza Tiananmen, come noto culminate in una violenta repressione da parte del governo.
La Cina solitamente blocca l’accesso a pagine web specifiche che fanno riferimento a quella storica tragedia (vedi il caso di Apple Music) , ma non può farlo su Wikipedia, dopo che il sito è passato al protocollo HTTPS, il che rende praticamente impossibile per i censori vedere le singole pagine visualizzate dagli utenti. Un divieto generalizzato di Wikipedia sarebbe l’unico modo per impedire agli internauti cinesi di leggere i contenuti, anche perché la traduzione è immediatamente disponibile.
Il governo cinese non ha avuto alcun timore nel reprimere le espressioni di libertà online e sui social, a tal punto da colpire utenti che hanno espresso il loro dissenso su Twitter; social tra l’altro inaccessibile nel paese asiatico.
Il blocco totale di Wikipedia potrebbe tuttavia essere una delle scelte più infelici e dolorose da parte del governo cinese: oscurare un patrimonio di conoscenza come quello fornito dall’enciclopedia online più importante di sempre impedisce ai cittadini cinesi – ma anche ai non residenti – l’accesso ad un database di contenuti davvero enorme e difficilmente sostituibile.