Alcune settimane or sono lo scandalo deflagrò con forza all’interno della Wikimedia Foundation: alcuni editor di lungo corso erano accusati di aver venduto i propri servizi, aggiornando a comando alcune voci dell’enciclopedia per mantenere i contenuti in linea con le aspettative dei committenti. La situazione era grave per due motivi: in primis, perché la cosa andava contro i regolamenti stessi dell’enciclopedia; secondo, perché veniva meno il rapporto di fiducia e credibilità che tiene fragilmente legata assieme la community di chi collabora all’enciclopedia con impegno e devozione gratuiti.
La reazione della fondazione fu forte, ma composta di sole parole e semplici prese di posizione. Ora, a distanza di ormai due mesi, quando la situazione non sembra ancora rimarginarsi nel modo desiderato, l’epurazione ha inizio con un monito chiaro e diretto: chi è stato macchiato dall’infamia della collaborazione con Wiki-PR dovrà desistere dal continuare nella propria opera o dovrà risponderne contro l’enciclopedia. Al momento quanto inviato è semplicemente una lettera di “cease and desist” che chiede l’interruzione di qualsivoglia intervento sull’enciclopedia, ma il prossimo passo potrebbe essere a questo punto una vera e propria azione legale.
Wikipedia non può sopportare una macchia di questo tipo poiché si metterebbe in dubbio l’architrave stessa su cui si regge l’intero progetto di Jimmy Wales: la cooperazione volontaria di una community. La lettera esplicita come, nonostante gli accusati abbiano fatto ammenda ed abbiano promesso di rettificare le proprie azioni, in realtà la vendita dei servizi di editing sull’enciclopedia sarebbe nel frattempo continuata, rendendo così il problema non solo reale, ma anche dichiaratamente doloso e perseverante. Sulla base di quanto emerso, una nuova pagina costava tra i 500 ed i 1000 dollari, più 50 dollari al mese per il monitoraggio e l’editing di contenuti eventualmente integrati da altri volontari.
Le indagini interne avviate dopo l’esplosione dello scandalo hanno messo in luce l’intero sistema ed ora una lettera (pubblicata anche sul blog della Wikimedia Foundation) è il primo passo concreto verso l’epurazione dell’origine del misfatto. Con una scadenza: entro il 22 novembre i destinatari della missiva dovranno confermare di aver ricevuto la lettera e di aver compreso che il loro contributo non sarà più gradito finché non saranno soddisfatte tutte le imposizioni che i termini del servizio esplicitano.