Se Wikipedia aleggia ormai nell’immaginario collettivo come grande realtà del web (e non solo), non sempre è facile capire chi ci stia dietro il progetto. Tra il creatore Jimmy Wales e la moltitudine degli autori che costituiscono la base del progetto, infatti, v’è un sostrato intermedio che compie un lavoro degno di encomio: Wikimedia serve a tutto ciò, a stabilire le linee guida della cooperazione ed a delineare le regole dell’enciclopedia libera. Da pochi giorni l’Italia ha un nuovo Presidente (un ritorno, per la verità) alla guida della propria Wikimedia: si tratta di Frieda Brioschi, alla quale abbiamo rivolto alcune domande per approfondire il lato di Wikipedia che non vediamo mai.
«Voglio una comunità che recuperi il buon senso, se si ricorda dove l’ha messo, che recuperi il senso dell’umorismo e sappia ridere di se stessa ogni tanto, che sappia pensare e non abbia bisogno di creare regole per far rispettare le regole, che si ricordi che l’anima del progetto è sottilmente anarchica, che rammenti che il nostro strumento principale è la collaborazione». Questo il “credo” di Frieda, questo il suo manifesto programmatico da Presidente di Wikimedia Italia: «Voglio una comunità che lavora e non una comunità di politici, di persone che costruiscono e non che distruggono, una comunità dove ciascuno è libero di usare i suoi pesi e le sue misure in un numero grande a piacere».
Innanzitutto complimenti, Frieda, per la fresca nomina a Presidente di Wikimedia Italia. In cosa consiste il tuo ruolo e quanto tempo occupa?
«Grazie! Per me è stata una piacevole sorpresa tornare a essere il presidente di WMI, dopo l’anno passato nel board di Wikimedia Foundation. Ho sempre pensato che il presidente debba essere la persona più di tutte vigila sul cammino dell’associazione a volte seguendola e a volte facendole strada, a seconda del tratto di strada che sta percorrendo.
Non è impegnativo come un lavoro fulltime, ma ci sono stati momenti in passato in cui è stato molto diverso. Dipende dal direttivo con cui si collabora e da quanto sono reattivi i soci rispetto ai progetti che decidiamo di intraprendere»
A cosa è dovuto il tuo impegno in Wikimedia Italia? Una sorta di “vocazione”? Di cosa si occupa Frieda Brioschi al di fuori del mondo Wikipedia?
«Sono stata tra i soci fondatori di WMI nel giugno 2005 e mi sembra naturale occuparmi di qualcosa che ho contribuito a creare. Wikimedia Italia è nata come proseguo dell’esperienza mia e di altri amici all’interno del progetto Wikipedia. “Vocazione” mi sembra eccessivo.. ma gli studi sulle motivazioni che spingono i wikipediani ad investire così tanto tempo nel progetto proliferano senza trovare la risposta finale! Nel mondo reale sono l’IT manager di una media company che vuole realizzare una enciclopedia video»
Come è composto il team Wikimedia Italia e quali funzioni ha in seno all’edizione italiana di Wikipedia?
«
Wikimedia Italia ha un consiglio direttivo formato da 5 membri e strutturato con un presidente, un vicepresidente, segretario e tesoriere. L’associazione poi conta poco meno di duecento soci che partecipano più o meno attivamente alle attività associative. WMI non gestisce Wikipedia, certo, la maggior parte dei soci sono utenti attivi o molto attivi di Wikipedia, ma il compito dell’associazione non è curare lo sviluppo dell’enciclopedia o occuparsi della comunità, ma
è invece raccontare e presentare ossia promuovere Wikipedia e i progetti fratelli in ogni occasione possibile, mantenere i contatti con la stampa e gestiree, in accordo con Wikimedia Foundation, i marchi e i loghi»
Ricordi ancora il tuo primo contatto con Wikipedia (maggio 2003)? Cosa ricordi delle tue prime esperienze sul sito?
«La prima volta non si scorda mai! Leggendo una newsletter mi sono incuriosita e sono andata a fare un giro sull’edizione in inglese, dove ho scoperto che esisteva il progetto in italiano. Allora l’interfaccia era completamente in inglese, più scarna e forse anche meno intuitiva dell’attuale.. il pulsante “edit” mi aveva lasciata sufficientemente perplessa, ma non così tanto da non provarci. Scoprire poi che potevo salvare le mie modifiche e vederle online immediatamente mi ha spalancato un mondo. Dei primi tempi ricordo il rincorrersi dei rari utenti per riuscire a scambiare due parole e provare a coordinarsi un po’ e la sensazione di andare in giro in un progetto dove c’era tutto ancora da costruire»
Quali sono i numeri dell’edizione in italiano di Wikipedia?
«Vediamo.. it.wiki ha più di 490.000 voci e ha impiegato 16 giorni per crescere di 5000 voci, quindi un po’ più di 300 voci al giorno in media. Per quel che concerne gli utenti i registrati sono oltre 300000 di cui oltre 500 sono quelli molto attivi. Qualche dato interessante, anche in termini di crescita, lo si può ricavare dai dati presenti qui»
È possibile tracciare un profilo medio dell’utente attivo su Wikipedia?
«L’unico utente medio che io ricordi è quello ironicamente tratteggiato su una pagina di ‘pedia, più identificato dalle sue abitudini che da età, provenienza, sesso, studi e occupazioni. Fuori di celia: non ho un utente medio da descrivere perché nella mia esperienza all’interno della community le persone che ho incontrato sono veramente diversissime. Da fanciulli di 13 a insegnanti universitari, militari in pensione ultraottantenni, artigiani, trentenni in carriera o casalinghe. Più uomini che donne, questo sì, il 10 massimo 20% di donne. Navigando nelle cosiddette pagine di servizio di Wikipedia è possibile curiosare nelle informazioni che ognuno ha voluto lasciare di sé; un buon punto di partenza è l’autointervista, una pagina che continua a crescere e che ha visto la luce nel lontano 2004»
Quali peculiarità (pregi/difetti) noti nell’edizione in italiano di Wikipedia rispetto al resto del mondo?
«Il confronto naturale è quello con en.wiki, l’edizione in inglese, il mito che tutte le altre edizioni di Wikipedia rincorrono da sempre. Rispetto a en.wiki trovo che it.wiki abbia dei criteri più stringenti, che punti un pochino di più a essere enciclopedia invece che compendio di informazioni a disposizione di tutti. Ci sono biografie o ritratti societari che su en.wiki hanno trovato spazio e su it.wiki no. Il difetto è la burocrazia. Qualsiasi operazione che altrove necessità
di una semplice consultazione, sull’edizione in italiano necessità di un sondaggio, di una votazione o di qualche altro meccanismo complesso. Sia pregi che difetti rispecchiano la comunità che anima il progetto»
“Gratuita, ma inaffidabile”: smontiamo questo mito
«Devo proprio? Non posso lasciare pigramente parlare i dati dell’audience? Va beh, mi impegno. Lo studio più celebre su Wikipedia è sicuramente quello pubblicato da Nature a dicembre del 2005. Dall’analisi di 100 voci di argomento scientifico tratte da en.wiki e dall’enciclopedia Britannica è risultato che in media ogni voce della Britannica aveva 3 errori, Wikipedia 4. All’epoca dello studio la Britannica aveva alle spalle 234 anni di vita, Wikipedia 4. Per tornare ai giorni nostri, Altroconsumo ha pubblicato a settembre una ricerca simile (92 voci di argomento vario, tratte da it.wiki) bocciando solo il 26% delle voci (8% pessimo, il 18% mediocre)»
I media si occupano in modo ambivalente di Wikipedia. Ne riconoscono il valore simbolico, ma spesso la sminuiscono; ne riconoscono l’emblema, ma lo sfruttano spesso evitando le giuste citazioni. Qual’è il vostro rapporto con i media e come vorreste che i media interagissero con Wikipedia?
«La cosa che fa più alterare i wikipediani è non vedere citato il loro sforzo. Spessissimo i quotidiani copiano schede o pezzi di articoli direttamente da Wikipedia e non c’è verso di convincerli ad indicare la fonte e la licenza, benché sia dovuto. Certo, quando il progetto era giovane e poco conosciuto i media hanno fatto la loro parte per presentarlo al pubblico (ricordo un intero anno in cui tutti i giornalisti che ne hanno parlato l’hanno lanciato come l’assoluta novità!), ma credo che un rapporto bilanciato sarebbe più proficuo per tutti»
Come vedi il futuro di Wikipedia? Cosa sarà Wikipedia tra 5, 10 anni?
«Dire roseo ed ingombrante mi sembra riduttivo, ma è anche la risposta più onesta che posso dare. I teorici del wiki si chiedono da sempre se il circolo virtuoso (più voci = più visibilità = più utenti = più voci) sia eternamente sostenibile o se raggiunto un certo punto involva e porti all’abbandono e all’abbruttimento del progetto, che rischierebbe il collasso per incuria. I dati di crescita in aumento mi fanno per ora dormire sonni tranquilli su questo fronte! Credo che gli anni futuri portino con sé diverse sfide: la conquista di un continente, l’Africa, e la crescita delle edizioni nelle sue
lingue, lo svecchiamento “tecnologico” che porti ad interfacce più appealing e poi chissà.. mi piace pensare che questo progetto non smetterà mai di stupirmi»
Come giudichi l’operato odierno di Jimmy Wales, la mente dietro l’idea di Wikipedia, oggi impegnato anche in iniziative differenti quali ad esempio Wikia?
«Wikipedia è figlia di una sua idea e dei soldi che lui ha investito nel progetto finché questo non si è reso autosufficiente; Wikia è il suo lavoro, la sua compagnia for profit con cui sperimenta nuovi modelli di business e nuove idee (come Search Wikia, ad esempio). Credo che abbia fatto un ottimo lavoro inventando Wikipedia e che sia
stato fortunato per il riscontro che ha avuto. Per quel che concerne Wikia non ne so a sufficienza per giudicare, ma immagino che se lo invitano come speaker al World Business Forum qualche motivo ci sia!»
Cosa ne pensi di Knol, l’iniziativa “anti-wikipedia” di Google?
«Auguro a Knol un grande successo, come lo auguro a tutti i progetti che si fanno promotori del sapere libero. Al momento tuttavia faccio fatica a considerarlo una iniziativa “anti-wikipedia” per impianto del progetto (“each knol is owned by you, the author” si legge sul sito) e, perché no?, per il successo raccolto
»
L’intervista termina a questo punto. Ma c’è ancora da parlare del futuro, dei nuovi progetti, delle nuove idee in cantiere. Per cui, nella migliore delle suggestioni “Wiki”, si consideri questa intervista ancora aperta. Perchè Frieda, e Wikipedia, hanno ancora molto da dire.