Addio lunghe attese e interminabili jingle ai centralini degli operatori. Grazie alla tecnologia innovativa di IBM Watson, gli addetti al customer care di Wind Tre potranno beneficiare di un filtraggio migliore delle telefonate dei clienti, con un vantaggio per entrambi.
Si staglia dietro l’orizzonte la figura di un assistente virtuale che può sembrare un chatbot ma in realtà è potenziato da una tecnologia AI molto più complessa, già in grado di supportare il lavoro dei medici in ospedale o le pratiche di shopping online dei consumatori. Nel concreto, l’intelligenza artificiale di Watson entrerà in tre aree di applicazione, che comprendono l’interazione con la clientela, le operazioni tecnologiche e i processi di gestione aziendale.
Secondo Benoit Hanssen, Direttore Technology di Wind Tre
Grazie alla partnership con IBM e alla soluzione Watson, Wind Tre fornirà una customer experience più efficiente ed efficace. Questa soluzione, infatti, soddisfa appieno le necessità ed aspettative dei clienti. L’investimento in innovative soluzioni digitali rappresenta un elemento fondamentale della nostra strategia e contribuirà fortemente a migliorare la customer satisfaction. Wind Tre fornirà soluzioni sempre più a misura dei clienti, che si adattino alle loro esigenze in modo puntuale e nel momento opportuno.
Soddisfazione per l’accordo anche nelle parole di Rolando Neiger, general manager Global Business Services di IBM Italia, che ha spiegato:
Interpretare al meglio le esigenze dei propri clienti è oggi la priorità di ogni organizzazione. Per far fronte alla crescita esponenziale dei dati e governare la trasformazione digitale del business, però, occorrono tecnologie in grado di affiancare i professionisti supportandone l’attività e aumentandone l’efficienza. Proprio quella che IBM realizza con i suoi progetti per le aziende, trasformando la AI di IBM Watson in Intelligenza Aumentata al servizio delle persone.
Lo sbarco in ufficio di IBM Watson taglierà posti di lavoro? La paura, nel caso di piattaforme simili, c’è sempre ma l’idea è un’altra. Al posto delle classiche competenze informatiche, il know-how si sposterà sempre più in alto, per formare figure specializzate nella gestione della AI. Non quindi un rischio per l’uomo ma un’opportunità di far evolvere le mansioni attuali, sempre più digitali e orientate all’automazione.