Uno spot sull’iPhone 11 di Wind Tre non è conforme al Codice di Autodisciplina e il Giurì della pubblicità ha deciso di bloccarlo. Quanto deciso, però, ha alle spalle una storia molto particolare a decisamente curiosa. Alcuni giorni fa, il Giurì della pubblicità aveva deciso di bloccare uno spot di Iliad, evidenziando che tale pubblicità non era conforme agli articoli 14 e 2 del Codice di Autodisciplina.
A segnalare all’IAP (Istituto per l’Autodisciplina Pubblicitaria) la pubblicità di Iliad, il suo rivale Wind Tre. Adesso, le parti si invertono. L’operatore francese, nella sua difesa, aveva segnalato uno spot pubblicitario del brand Tre in cui si reclamizzava lo smartphone in oggetto con anticipo zero. Il messaggio pubblicitario, sostanzialmente, prometteva la possibilità di poter acquistare il device senza anticipo e senza limitazioni.
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Per Iliad, però, le cose non stavano esattamente così in quanto tali caratteristiche dell’offerta si riscontravano solamente in precisi casi specifici.
Il Giurì della pubblicità, esaminando l’accusa di Iliad, ha emanato una pronuncia in cui si dichiara la pubblicità di Wind Tre non conforme all’articolo 2 del Codice di Autodisciplina. L’articolo 2, si evidenzia, fa riferimento ad una “Comunicazione commerciale ingannevole“.
Il Giurì, esaminati gli atti e sentite le parti, dichiara che la comunicazione commerciale esaminata è in contrasto con l’art. 2 CA, limitatamente alla mancata indicazione del modello escluso ed in questi limiti ne ordina la cessazione.
Non ci sono ancora dettagli sulla pronuncia del Giurì della pubblicità ma l’articolo 2 specifica chiaramente che la pubblicità deve evitare dichiarazioni che possano indurre in errore i consumatori.
Ma il dato più interessante di tutti è il “dispetto” che si sono fatti gli operatori tra loro, segno che in questo momento, probabilmente, tra loro non corre certo buon sangue.