Microsoft ha aperto l’era di Windows 10. Il momento è storico, poiché non si tratta soltanto del passaggio da una versione del sistema operativo ad un’altra: cambia la filosofia, cambia la strategia, cambia l’approccio con l’utente. Cambia Windows perché cambia Microsoft.
E la presentazione inizia con parole note, ma che riecheggiano con una certa enfasi alle orecchie di chi conosce il gruppo e la storia recente del computing: “one platform, one store“. Parole che raccontano l’essenza di ciò che sta per succedere: Windows non è più un prodotto che Microsoft inserisce nel cuore dei prodotti, ma è un servizio che viene ospitato dai prodotti stessi. Il tutto a prescindere da infrastruttura di base o ampiezza del display: qualunque sia il dispositivo Windows 10 utilizzato, sarà comunque animato dalla medesima piattaforma e potrà pertanto attingere alle risorse del medesimo marketplace.
Microsoft sembra dunque osare laddove la concorrenza non è ancora arrivata: Apple ha finora diviso OS X da iOS, tenendo funzionalmente separate le due aree in funzione delle differenze tra l’esperienza desktop/laptop e l’esperienza tablet/smartphone. Windows 10 intende abbattere questa barriera, chiudendo così un cerchio che Microsoft tenta di gestire in questo modo fin dai tempi di Windows 7: una ambizione vecchia di molti anni, insomma, ma che trova completamento nella vision che ha portato a quel che sarà Windows 10. In mezzo è successo di tutto: la dipartita di Ballmer, l’addio di Gates, i problemi di Windows 8, l’operazione Nokia e altro ancora. Ma tutto ciò trova sintesi nel “one platform, one store” che apre la nuova era.
More personal computing
La presentazione di Windows 10 ha illustrato anzitutto la filosofia alla base del progetto: il sistema operativo deve poter offrire una esperienza di computing più personale, nella quale al centro v’è l’utente e non più la tecnologia. Nessuna frizione e nessuna barriera, insomma: l’esperienza è fluida, si sviluppa sui binari del codice del nuovo sistema operativo, ma consente all’utente di godere dei propri file, delle proprie impostazioni e delle proprie app in ogni momento della giornata, in ogni contesto, in ogni luogo.
Ma nel concepire un “more personal computing”, Microsoft focalizza tre punti essenziali che intende assolvere:
- Mobility of experience, poiché è questa la chiave: l’utente non si lega ad un prodotto, ma deve poter gravitare da un tablet a un pc, fino ad una tv o uno smartphone, senza dover fare i conti con ostacolo alcuno. Il valore del sistema si misurerà in gran parte su questo aspetto;
- Trust, poiché soltanto conquistando la fiducia dell’utente sarà possibile catturarne le attenzioni. Il sistema dovrà ospitare file e immagini, oltre a un gran numero di informazioni personali, e l’utente deve poter riporre piena fiducia nel modo in cui tali informazioni possano essere gestite e reperite;
- Natural interation, ossia “Cortana“. Cortana consentirà di interagire con il sistema operativo utilizzando il linguaggio naturale, ottenendo risposte in una combinazione di istruzioni a schermo e istruzioni parlate. La dimostrazione di Joe Belfiore non ha fatto altro che esaltare il ruolo di Cortana su Windows 10, sottolineandone la figura chiave nell’ottica di un sistema al servizio completo e continuativo dell’utente che ne fa uso.
La gratuità dell’upgrade da Windows 7 e Windows 8.1 a Windows 10 è la mano tesa del gruppo di Redmond all’utenza che in questi anni ha cercato in Microsoft una risposta alle proprie esigenze: gli utenti interessati potranno operare un salto verso questo nuovo modo di intendere il mondo Windows, dopodiché il rapporto economico tra le parti inizierà l’anno successivo con prezzi di update che molto somigliano ad una sorta di abbonamento.
La logica del servizio permea l’intera piattaforma insomma: un avatar con cui dialogare, un solo marketplace da cui acquistare, un solo cloud in cui ospitare i propri file, un solo sistema operativo da capire e curare. Questo significa offrire un “more personal computing”: un ambiente onnicomprensivo nel quale l’utente può immergere la propria dimensione virtuale all’interno della propria vita di tutti i giorni.