Sono molti i siti che hanno adottato, dal giorno del suo rilascio, la nuova piattaforma Windows Server 2003. Secondo gli ultimi dati rivelati da Netcraft.com, il sito che monitora le attività dei web server in tutto il mondo, il numero di server con il nuovo software di casa Microsoft è più che raddoppiato dallo scorso Luglio.
L’incremento del 109% registrato nel periodo 15 luglio – 15 settembre è dovuto sia all’acquisto di nuovi server sia ad aggiornamenti dei vecchi Windows NT o Windows 2000. Il dato più interessante è tuttavia un altro: cinque amministratori di rete su cento hanno deciso di passare da server Linux a server Microsoft, invertendo una tendenza che vedeva il sistema open source rosicchiare spazio al suo concorrente.
Il dato non si discosta molto da quello rilevato lo scorso luglio – sempre da Netcraft – che prendeva in considerazione il periodo aprile-luglio. In quell’occasione, a tre mesi dal lancio del prodotto sul mercato americano, gli utilizzatori di Windows Server 2003 erano cresciuti del 300% rosicchiando al mercato Linux una porzione corrispondente a circa 8000 server.
Il dato non può che far piacere a Microsoft che da tempo ha individuato nel sistema open source creato da Linus Torvalds il principale nemico per il ghiotto mercato dei Server. Di alcuni mesi fa è la notizia di un CD riservato ai venditori in cui venivano spiegate le tecniche per convincere i potenziali clienti a snobbare le soluzioni open source per affidarsi a soluzioni Microsoft. Da tempo gli strali dei dirigenti Microsoft sono lanciati a piene mani verso la filosofia open source, giudicata «un cancro».
I risultati di cui abbiamo dato conto superano anche le aspettative. Microsoft temeva che molti suoi clienti potessero passare da Windows NT e Windows 2000 a Linux, snobbando il nuovo Windows Server 2003. Non è stato così. Anzi, sono stati gli utenti Linux a lasciare il sistema del pinguino per affidarsi alle soluzioni proprietarie di Redmond.
Linux è un ottimo sistema server e la crescente disponibilità di software open source e il diffondersi delle competenze per il suo utilizzo lo rendono una reale ed efficace concorrente di Microsoft. In più Linux gode di un ottimo supporto da parte di grandi aziende com IBM e Sun Microsystems. Ma ciò non basta, sembra, a renderlo competitivo.
Eventi che con la tecnologia hanno poco a che fare e studi non del tutto trasparenti hanno accompagnato in questi ultimi mesi il declino dell’entusiasmo verso Linux. All’inizio dell’anno il caso SCO diede una prima, seria spallata alla credibilità del pinguino: secondo SCO, che deve tuttora fornire prove cogenti delle sue accuse, pezzi di Linux sarebbero stati copiati da Unix, di cui SCO detiene i diritti. Tutti coloro che usano Linux dovrebbero pagare una licenza.
Ma c’è di più: negli ultimi giorni si sono concentrati una raffica di studi comparativi Linux-Windows tutti sbilanciati verso Microsoft. Il primo studio è stato pubblicato da Giga Research lo scorso lunedì 8 settembre. Secondo l’analisi, sviluppare applicativi per sistemi Linux è più costoso che svilupparli per sistemi Microsoft di circa il 28 per cento. Lo studio è stato commissionato da Microsoft.
Il giorno dopo una ricerca del Gartner Group rilancia: utilizzare Linux su piattaforme desktop richiede molto tempo di apprendimento e non fa risparmiare le aziende. Due giorni dopo (11 settembre) l’ultima ciliegina sulla torta: la londinese mi2g divulga i risultati di un suo studio secondo il quale 7 attacchi riusciti su 10 hanno per vittima server Linux, 2 soli hanno per vittima server Windows. Anche la sicurezza, da sempre fiore all’occhiello della programmazione open source, è sistemata.
Gli studi lasciano il tempo che trovano, soprattutto gli studi dichiaratamente sponsorizzati da chi ne deve essere oggetto, ma tre tegole in cinque giorni, proprio nel periodo più delicato di concorrenza Linux/Windows 2003 Server, sembrano una coincidenza singolare.