Finestre, nuvole e sconti. E’ questo il panorama che delinea Microsoft, che per Windows Azure ha abbassato ulteriormente i prezzi al fine di riuscire ad arginare la pressione che Amazon e Google stanno mettendo sul settore da questo punto di vista.
La corsa del cloud al ribasso è in auge ormai da tempo. Nel tentativo di convincere l’utenza della bontà di questo tipo di soluzioni, i gruppi che più hanno investito nel comparto continuano a moltiplicare i servizi disponibili mentre al contempo abbassano i prezzi relativi, rendendo così sempre più appetibile questo tipo di architettura per coloro i quali iniziano a pensare ad una conversione del proprio modo di lavorare online. Che il cloud sia una nuova frontiera è cosa nota da tempo, ma che le opportunità divenissero a buon mercato in così pochi mesi non era invece facilmente prevedibile soltanto un anno fa.
Microsoft ha tagliato i prezzi del 12% nel mese di marzo ed ora comunica una ulteriore sforbiciata del 28%. Un attacco che sa però di difesa: Amazon sta lavorando sui prezzi allo stesso modo di quanto operato nel mondo dei tablet con la propria offerta Kindle, puntando sul low-cost come mezzo promozionale e testa di ponte per far propria una sufficiente quota di mercato.
Ma la corsa al ribasso non è tutto: il gruppo di Redmond spiega altresì di aver consolidato le proprie soluzioni di Geo Redundant Storage, creando una ridondanza nei backup sviluppata anche in termini geografici per evitare che possibili disastri ambientali o problemi nelle forniture energetiche possano compromettere la reperibilità e la sicurezza dei dati affidati ai server Microsoft.
Il gruppo spiega di avere oggi in carico 4 miliardi di “oggetti” e di processare circa 270 mila richieste al secondo. Il cloud, che si paga in base allo spazio ed alle richieste ricevute dai server, è giudicato sulla base di performance ed affidabilità. Il settore è tuttavia ancora ai propri primi passi ed il prezzo rimane una variabile fondamentale per convincere la parte grossa del mercato ad una conversione che cambierebbe in modo fondamentale l’architettura del computing per come è stata sempre concepita e sviluppata negli ultimi decenni.