Sembra non aver fine la vicenda Lindows. Cominciata nel 2001, quando Microsoft citò a giudizio l’azienda avversaria in difesa del nome del proprio marchio. In seguito a varie tappe si arrivò ad Aprile, quando il giudizio venne fissato per la fine del 2003. Ora però arriva una contestazione da parte della difesa in merito ad un vizio di forma legato alla procedura, e tutto viene rinviato ulteriormente al Marzo 2004.
Per Lindows si tratta dell’ennesima battaglia dopo le due vittorie già inanellate. Se Microsoft contesta le palesi intenzioni avversarie di plagio, Lindows pone le basi della propria difesa sul fatto che la parola “windows” non può essere tutelata in quanto di uso quotidiano e non certo frutto dell’inventiva Microsoft.
In una delle vittorie precedenti Lindows aveva avuto la meglio usando a propria difesa addirittura alcune carte segrete con le quali Microsoft aveva difeso le proprie posizioni rispetto agli attacchi di Apple per il plagio del sistema a finestre. Ora Windows attacca nuovamente, ma le tesi di Lindows (il cui rappresentante Michael Robertson si è dichiarato più volte “l’anti-Microsoft” per eccellenza) sembrano continuare a trovare la propria forza nella disarmante semplicità insita nella difesa di una semplice parola di uso comune.
La sentenza (e con essa il futuro stesso del trademark di “Windows”) è in mano al giudice, ma anche una nuova conferma dei giudizi precedenti non sembrerebbe mettere una fine definitiva alla vicenda: Microsoft paventa già nuove cause e la battaglia contro il mondo Lindows sembra destinata a vivere nuove puntate.