Oggigiorno produrre energia pulita da fonti rinnovabili non è complesso come qualche tempo fa: i sistemi dedicati al solare, al fotovoltaico e all’eolico sono sempre più diffusi e il loro grado di efficienza in continuo aumento. Il focus dei ricercatori si sta spostando verso le soluzioni di storage, ovvero i dispositivi da impiegare per salvare quanto generato così da poter soddisfare il fabbisogno nel momento della richiesta. Altrimenti, l’energia in eccesso va inesorabilmente sprecata.
L’approccio più comune è quello che prevede l’installazione di grandi batterie, come i moduli Powerwall di Tesla. Il laboratorio X di Alphabet sta sperimentando un metodo differente e potenzialmente rivoluzionario, con lo sviluppo di un programma al momento noto con il nome in codice Malta. Basandosi sul lavoro svolto dal fisico statunitense Robert Betts Laughlin (premio Nobel nel 1998), sta creando un macchinario in grado di immagazzinare energia sotto forma di calore, in sali fusi ad alte temperature oppure in un liquido simile all’antigelo delle automobili alle basse temperature.
Un apparato complesso, formato da contenitori in grado di durare fino a quarant’anni senza decadimenti nelle prestazioni (molto più delle tradizionali batterie). Ci sarebbero vantaggi anche in termini di economicità, poiché l’intenzione è quella di impiegare materiali facili da reperire e da smaltire, dunque meno costosi.
Il team di X è al lavoro sull’idea da ormai due anni e ora punta a realizzarne un primo prototipo, così da arrivare poi a valutare la fattibilità del progetto dal punto di vista economico e commerciale. Va ribadito che si tratta di un’iniziativa dalla natura sperimentale (un moonshot) e che, almeno per il momento, è impossibile stabilire una tempistica per l’eventuale debutto di un simile impianto.