Siamo agli inizi del 2003, quando la divisione Siemens Mobile della Siemens AG si tuffa in una strana impresa… il nome di questa impresa è Xelibri.
Tenuti a battesimo tramite una massiccia campagna pubblicitaria (forse qualcuno ricorda la Illegal Dance della pubblicità televisiva), il brand creato ex novo è una nuova linea di telefonia cellulare con una particolarità, quella di essere completamente fuori da ogni schema.
Purtroppo questo rompere ogni collegamento con l’attuale mercato della telefonia non è stata una mossa che ha ripagato gli ideatori, tant’è che nel Maggio dell’anno successivo, il nuovo brand viene abbandonato da Siemens Mobile, lasciando somigliare i nuovi Xelibri più a una sorta di esperimento che ad una vera e propria linea telefonica.
Nelle intenzioni degli ideatori, Xelibri doveva essere una linea di accessori fashion, distribuiti in pochi esemplari in negozi di moda selezionati e grandi magazzini, e destinati ad un pubblico dal palato fine. In sostanza, erano dei telefoni cellulari ricercatissimi sul piano del design, mentre lasciavano qualche perplessità per quanto riguarda le tecnologie racchiuse al loro interno.
Furono presentati come cellulari “usa e getta” con una vita stimata di circa 12 mesi. Il loro doveva essere un ricambio continuo. Difatti fu prevista una serie di 4 telefoni ogni semestre nelle collezioni autunno-inverno e primavera-estate.
La prima serie, chiamata “Space on Earth” e molto influenzata dalla serie televisiva “Star Trek”, è disegnata dalla stessa Siemens, mentre per la seconda serie “Fashion Extravaganza”, il progetto è firmato IDEO design.
In totale furono presentati otto telefoni i cui nomi, con molta fantasia, andavano da uno a otto. Si andava dallo Xelibri 1 con la sua doppia circonferenza e i tasti centrali disposti ad X, allo Xelibri 6 a forma di trousse con tanto di piccolo specchio interno, allo Xelibri 7 a forma di clip da indossare sugli abiti, fino ad arrivare a Xelibri 3 e Xelibri 8 completamente privi di tastiera e utilizzabili con comandi vocali.
Inoltre, ad avvalorare la sensazione di esclusività, con l’acquisto di un telefono Xelibri si riceveva una card con cui era possibile iscriversi allo Xelibri Club, chiuso anch’esso poi con il ritiro dal commercio del brand.
Il fatto di non essere tecnologici quanto eleganti, penalizzò non poco la loro diffusione, divenendo uno dei talloni d’Achille dell’intera serie. Non essere all’avanguardia in un periodo in cui si tendeva ad avere l’ultimo ritrovato tecnologico anche a scapito delle dimensioni, fece storcere il naso a più di un utente, portando il brand a coprire una fascia di circa il 2% delle vendite Siemens Mobile nell’anno fiscale 2003 (dati del quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung).
Inoltre, il software dei telefoni non era molto intuitivo e soprattutto non era veloce che unito, alle disposizioni sempre più differenti delle varie tastiere, portava ad un utilizzo difficoltoso del telefono. Altra nota dolente: molti utenti lamentavano la scarsa qualità dei materiali utilizzati.
Certo era destinato ad una fascia di utenti differente da quella ordinaria, ma visti i dati di vendita e la permanenza molto ridotta sul mercato, probabilmente questo nuovo mercato non era poi così ampio come si sperava.
Ed è così che Siemens Mobile abbandona il mercato dell’accessorio alla moda, dedicandosi da quel momento alla telefonia classica, anche se qualche strascico, come terminali a tiratura limitata, venne introdotto (in maniere ben più pacata) nella propria produzione.
Almeno fino a quando, nel 2005, Siemens AG cede la sua divisione telefonica alla taiwanese Ben-Q, ma questa è altra storia.
In ultima nota, il nuovo brand non fu collegato a Siemens in modo evidente. I terminali portavano il logo Siemens soltanto sulla scocca posteriore, non visibilissimo, e nemmeno nella campagna pubblicitaria venne menzionato questo legame.
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